1 maggio, Catalfo: sia l’ultimo senza legge sul salario minimo

"Dobbiamo correre: prima della fine della legislatura dobbiamo varare il salario minimo"

Foto Valerio Portelli / LaPresse in foto Nunzia Catalfo

ROMA – “Dobbiamo correre: prima della fine della legislatura dobbiamo varare il salario minimo. Sono contenta che il ministro Orlando sia sulle posizioni del Movimento 5Stelle, ma ci vuole un correttivo: una soglia salariale al di sotto della quale non sia mai possibile andare. Mi auguro che il Primo Maggio del 2022 sia l’ultimo in Italia senza una legge sul salario minimo”. Lo afferma Nunzia Catalfo, senatrice del M5S ed ex ministra del Lavoro, in un’intervista a Repubblica.

“Sono felice il Pd si sia reso conto della bontà della proposta che ho presentato nel 2013, nel 2018 e nel 2021. Perché – sottolinea Catalfo – è la mia proposta che sta prendendo come modello. Anche per noi 5Stelle va individuato come criterio il contratto di riferimento dello specifico settore e il relativo livello minimo applicabile. Ma c’è una differenza: riteniamo indispensabile introdurre una soglia al di sotto della quale non si deve andare se quella prevista dal contratto è troppo bassa. È la garanzia per rispettare l’articolo 36 della Costituzione”. “C’è una maggioranza politica per varare il salario minimo? “Dovrebbe esserci. In commissione sono stati presentati emendamenti da tutte le forze politiche, non solo dalla destra anche dai Dem, che mirano a stravolgerlo, eliminando la soglia di cui dicevo. Così si cambia l’impianto. Forza Italia è contraria? Se vuole difendere le imprese, dovrebbe ripensarci. Avere salari inadeguati ha un impatto negativo sull’economia.

Le imprese si aiutano con gli investimenti, gli sgravi, anche con il taglio del cuneo fiscale… Nel mio disegno di legge sul salario minimo ho inserito ad esempio, la detassazione degli incrementi salariali nei rinnovi contrattuali”. Sulle critiche di Confindustria, Catalfo risponde: “È inaccettabile che ci siano 6 milioni e 800 mila lavoratori che aspettano il rinnovo del contratto. Non ci deve essere una contrapposizione tra imprese e lavoratori, bensì una visione economica d’insieme. L’Ocse ci dice che, negli ultimi 30 anni, in Italia i salari sono calati del 2,9% e in Germania sono cresciuti del 33%. Oltre a far stare male lavoratori e famiglie, questa dinamica influisce in modo negativo sui consumi, sulla domanda interna e sulle stesse imprese. Bonomi ci rifletta”, conclude.

(LaPresse)

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