Roma – Il decreto sicurezza viaggia nell’incertezza, si fanno sempre più consistenti i sospetti e le tensioni tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L’obiettivo resta quello di portare a casa il dal senza modifiche entro il 3 dicembre altrimenti “salta tutto. Mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro“.
Le parole del vicepremier leghista non sono riferite alla tenuta del governo, anche se soggette a interpretazione, piuttosto sono indirizzare al suo omologo dell’esecutivo.
Una messa alla prova per Di Maio che deve ‘dimostrare di saper tenere i suoi’
Diciotto dissidenti che ‘vogliono modificare’ il provvedimento bandiera del leader del Carroccio non sono infatti digeribili.
Le rassicurazioni di Di Maio non si sono fatte attendere
“Si deve essere tranquilli perché il decreto passerà come il dl Genova, perché io ho una parola sola e sono una persona corretta. Molti di quelli che avevano sottoscritto quella richiesta si stanno sfilando perché non vogliono mettere in difficoltà il governo. Farò una ricognizione su chi ancora sostiene quella lettera“.
Non basta però. I leghisti si attendono che anche i 5 emendamenti a firma dei pentastellati, depositati dal gruppo, vengano ritirati. Il dl “non deve essere modificato” hanno insistito fonti autorevoli. Ecco perché la fiducia non è del tutto accantonata, anzi.
Il governo ha l’intenzione di chiudere la partita prima che nascano altre fratture
Già venerdì la questione di fiducia potrebbe essere posta nell’aula della Camera, essere discussa e votata – come vuole il regolamento – sabato nel pomeriggio. A questo punto, si avrebbe l’ok al provvedimento tra lunedì e martedì, lasciando l’assemblea libera per discutere la manovra.
Intanto nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera sono pervenuti circa 600 emendamenti, per lo più delle opposizioni, sulle quali si è espresso il presidente Giuseppe Brescia, della corrente M5S appartenente a Roberto Fico. “Rimangono forti perplessità su diversi punti del testo, come il ridimensionamento dello Sprar e la mancata tutela a chi potrebbe subire trattamenti disumani e degradati – ha spiegato – . Sono punti a cui alcuni emendamenti presentati dai colleghi M5S danno risposta“.
Secondo Brescia “l’impianto proposto dal decreto regge se aumentano i rimpatri e se il numero di sbarchi rimane invariato, in caso contrario questo sistema è destinato a creare più irregolari, più marginalità e più insicurezza“. La voce dei dissidente anche se sedata non è ancora sopita e quando le commissioni cominceranno a lavorare si vedrà.