ROMA – A preoccupare l’Ue è il debito pubblico. Ed è sostanzialmente questo il motivo per cui Bruxelles ha bocciato il Documento programmatico di bilancio italiano. Oggi è il giorno della verità ed arriveranno le opinioni, ma il primo passo formale avverrà domani. L’Unione aprirà una procedura per debito eccessivo. Sarà una botta mediatica, ma non materiale. Anzi. Questa procedura non è una sanzione a tutti gli effetti, ma aprirà una nuova finestra di dialogo tra il governo e la Commissione. Intanto l’Istat rivede al ribasso la crescita del Pil italiano, ma lo spread scende a 317.
Manovra bocciata, ma niente sanzioni
La Commissione europea ha definitivamente rigettato il documento programmatico di bilancio del governo italiano per il 2019. L’esecutivo comunitario ha anche adottato il rapporto sul debito, aprendo la strada a una procedura per deficit eccessivo nelle prossime settimane. “La nostra analisi di oggi suggerisce che il criterio del debito deve essere considerato non rispettato. Concludiamo che l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basata sul debito è quindi giustificata“. In ogni caso, lo spauracchio delle sanzioni è appunto solo uno spauracchio. Le sanzioni sono l’ultimo passo di un iter molto complesso a cui raramente si arriva. Non è accaduto, ad esempio, con Spagna e Portogallo. Da dire, però, che la reazione dei mercati sarebbe comunque disastrosa. Ma la partita a questo punto è un’altra. Si dovrà trovare una mediazione e sarà importante il lavoro del premier Conte e del ministro dell’Economia Tria in Ue. Da valutare quanto Matteo Salvini e Luigi Di Maio siano disposti a cedere in virtù di una mediazione al ribasso con l’Europa. Si vedrà.
Istat rivede al ribasso la crescita del Pil: solo 1,1% nel 2018
Intanto l’Istat rivede al ribasso le previsioni per il Pil nel 2018. Si prevede una crescita del 1,1% in termini reali, in rallentamento rispetto al 2017, cresciuto di mezzo punto in più. La previsione precedente per il 2018 era di 1,4%. “In lieve accelerazione”, invece, nel 2019 a più 1,3%. A calare sono le spese delle famiglie e delle istituzioni sociali privati. Che in termini reali è prevista in “deciso rallentamento”. Influirà, gioco forza, nelle decisioni del governo al momento della stesura definitiva della Manovra di bilancio.