MLANO – Apre bene Piazza Affari ‘indossando’ la maglia rosa tra le Banche d’Europa. Oggi si attende a risposta dell’Unione europea sulla manovra. A trainare il listino sono i titoli bancari, con Banco Bpm e Carige che salgono del 5,8%, seguite da Ubi (+2,7%), Bper (+2,4%), Intesa (+2,4%), Mps (+2,3%) e Unicredit (+2,1%). Nel giorno del Piano al 2021, Generali guadagna il 2,44%. Bene anche Tim (+1,3%), dopo il rinnovo dell’amministratore delegato. In calo Luxottica (-0,7%) e Campari (-0,67%). Vola Pierrel (+11%), che ha chiuso due contratti in Canada.
Manovra: si attende bocciatura
Oggi è il giorno del responso di Bruxelles sulla manovra del governo Lega-M5S. sarà il primo passo formale verso l’apertura di una procedura per debito eccessivo. Ma al di là del prevedibile rumore non avrà nessuna conseguenza immediata. Anzi, in realtà potrebbe essere persino una tappa utile all’Italia, perché aprirà una nuova finestra per negoziare con Bruxelles affinché la procedura sanzionatoria vera e propria non scatti mai.
Le motivazioni dell’Ue
E’ risaputo che al Documento programmatico di bilancio l’Ue ribadirà quanto scritto il 23 ottobre: la manovra contiene una deviazione dagli impegni ‘particolarmente grave’, si basa su ‘ipotesi ottimistiche di crescita’, mette a rischio ‘una riduzione adeguata del debito’, che resta una ‘grande vulnerabilità. Motivazioni che hanno portato Bruxelles a preparare anche l’ormai noto ‘rapporto sul debito’, chiamato 126.3 dall’articolo del Trattato che lo descrive. Salvo sorprese dell’ultim’ora, o decisioni last minute di Juncker – che vedrà il premier Conte solo sabato sera – il collegio dei commissari è pronto a pubblicare domani anche il rapporto 126.3. E’ il documento in cui la Commissione chiarisce perché non è convinta dalle ragioni (‘fattori rilevanti’) che l’Italia ha indicato per spiegare l’andamento dei conti.
Il rischio immediato
In ogni caso, l’eventuale lancio vero e proprio della procedura Ue è improbabile che avvenga prima di gennaio, ovvero prima che la manovra venga approvata dal Parlamento. Ma dopo le feste, se la Commissione aprisse l’iter e l’Ecofin del 22 gennaio lo confermasse, il rischio più immediato previsto dalle regole sarebbe un altro: la richiesta di una manovra correttiva da fare in 3-6 mesi. E solo dopo scatterebbero le sanzioni pecuniarie che possono andare dallo 0,2% allo 0,5% del Pil. Sempre che nel frattempo lo spread non raggiunga livelli tali da rendere necessari interventi pesanti e immediati.
Spread
In calo a 315 punti base, con il rendimento del decennale del Tesoro al 3,52%. Ieri l’indice ha chiuso a 326 punti dopo aver superato i 330 punti.
Borse europee
Apertura in crescita per i mercati europei, con Piazza Affari maglia rosa (+0,98% a 18.653 punti).
In rialzo Francoforte, che ha avviato gli scambi con un guadagno dello 0,65% a 11.138 punti. Bene anche Parigi (+0,5% a 4.949 punti) e Londra (+0,11% a 6.955 punti).
Borse asiatiche
Borse asiatiche deboli dopo l’ennesima scivolata di Wall Street che, con il crollo dei tecnologici, ieri ha bruciato i guadagni del 2018. L’andamento dei mercati americani ha avuto un diretto riflesso su quello giapponese, con Tokyo che ha chiuso in perdita dello 0,35%, malgrado Nissan (+0,3%) stia cercando di recuperare le perdite di ieri (-5,45%) legate all’arresto del presidente Carlos Ghosn.
Anche se le tensioni con gli Stati Uniti non si allentano, le piazze cinesi tentano il rimbalzo. Ieri hanno chiuso con perdite di oltre il 2%, mentre oggi Shanghai guadagna lo 0,2% e Shenzhen lo 0,5%. Bene anche Hong Kong, che sale dello 0,3%. Sono invece in perdita Seul (-0,29%) e Sidney (-0,6%). Piatta Mumbai. I futures indicano aperture in rialzo sia per i mercati europei e sia per Wall Street. Fra le notizie macroeconomiche attese in giornata, il parere della Commissione Ue alla manovra italiana e il dato sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti.
Wall Street ancora in calo
Wall Street affonda con i tecnologici e brucia i guadagni del 2018. La fuga dall’hi-tech, e soprattutto da Apple, alimenta i timori di un rallentamento dell’economia globale e rafforza ancora di più quelli per una guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina. E si fa sentire sul petrolio, che chiude a New York in calo del 6,57%. Non si salva neanche il Bitcoin, che scende ai minimi degli ultimi 13 mesi a 4.225 dollari. Un crollo che fa salire a 1.000 miliardi il valore di mercato bruciato dalle Faang – Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google – rispetto ai loro record storici.