Milano, 7 mar. (LaPresse) – “Bisognerebbe parlare tutti i giorni di violenza contro le donne e di femminicidio, così pure di parità di genere, non solo l’8 marzo (o il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne); e, soprattutto, occorre “fare” concretamente qualcosa in più sul piano della prevenzione”. Lo ha detto la presidente della VI Commissione del Csm, Paola Balducci, nel corso del programma Unomattina andato in onda oggi su Rai Uno.
“Il tema è estremamente delicato, come dimostrano i recenti fatti di cronaca, specialmente quelli avvenuti a Latina. Si tratta di una delle vicende più drammatiche degli ultimi tempi, non solo per la dinamica, ma anche per la fredda determinazione del Carabiniere nell’uccidere le due figlie minori – ha sottolineato Paola Balducci – è fondamentale, a mio avviso, comprendere a fondo le cause più recondite di questi fenomeni, non fermandosi quindi al solo atto terminale, di fortissimo impatto criminale. Solo conoscendo le cause, infatti, diviene possibile agire in via preventiva per evitare il ripetersi di nuove violenze domestiche”.
“Il Consiglio Superiore della Magistratura ha svolto un monitoraggio importantissimo negli uffici giudiziari sulla violenza di genere, i cui risultati verranno a breve divulgati nell’ambito di un convegno organizzato presso lo stesso Csm – ha annunciato la Presidente Balducci – anticipo che si tratterà di dati estremamente preziosi, anche sul piano statistico, per tentare di analizzare a fondo le cause dei femminicidi e migliorare, se possibile, la risposta ordinamentale”.
“A mio avviso – ha aggiunto – l’assioma in base al quale si uccide per amore oppure per riaffermare il senso di possesso sulla donna è vero fino a un certo punto. Non sempre e non solo è il concetto di possesso a rappresentare il movente del reato. Diverse volte la reazione improvvisa e violenta che conduce a comportamenti estremi, da parte del partner o dell’ex partner, trae origine da forti situazioni conflittuali all’interno della famiglia (ad es. da problematiche relative all’affido dei figli) oppure da motivazioni economiche o da profondi disagi sociali. Si dovrebbe accentuare l’attenzione su queste problematiche, guardando soprattutto alle separazioni litigiose, perché spesso vi sono campanelli d’allarme da non sottovalutare”.
Per Balducci “è poi molto importante insistere sulla prevenzione della violenza fin dalle scuole”. “Anche la dispersione scolastica – aggiunge – può essere sintomatica di crisi familiari o di problemi personali che possono costituire le cause scatenanti (oppure le concause) di comportamenti antisociali dei ragazzi”, ha concluso.