di Antonella Scutiero
Roma, 13 mar. (LaPresse) – “Non contempliamo alcuna ipotesi di governo istituzionale o di tutti. Gli italiani votando M5s hanno votato un candidato premier, una squadra, un programma”. Luigi Di Maio, aspirante premier pentastellato, decide di incontrare la stampa estera per rassicurarla sulle intenzioni di un eventuale governo M5s, e nel contempo manda un messaggio chiaro ai partiti che invita alla “responsabilità” e con cui ribadisce di essere pronto a parlare. Ma chi vuole farsi avanti, ribadisce, “venga con proposte, non posti nei ministeri”.
“Le elezioni del 4 marzo sono state uno schiaffo al vecchio modo di fare politica – attacca -. Gli italiani hanno dato un segnale che va colto”. E poi incalza: “Non hanno capito il segnale forte, forse hanno bisogno di un segnale ancora più forte come nuove elezioni? Noi non abbiamo paura, non ci spaventa tornare a votare”.
Il messaggio a eventuali alleati è chiaro: “Non siamo disponibili a immaginare una squadra di Governo diversa da quella espressa dalla volontà popolare”. Governo pentastellato dunque, con l’appoggio di una forza politica ancora da individuare, e tenendo fuori la questione delle presidenze delle Camere – su cui fervono ipotesi in questi giorni perché “non devono essere legate a dinamiche di governo, ma sono figure di garanzia che riguardano il Parlamento”.
Dal 5 marzo “le forze politiche non fanno altro che parlare di se stesse, dall’una e dall’altra parte – attacca Di Maio che non nomina partiti ma cita le ‘direzioni’ -. Io ho sempre detto che noi siamo proiettati al governo del Paese ma siamo disponibili al dialogo sui temi. Nessuno si è fatto avanti. Mettiamoci al lavoro”.
Di Maio richiama più volte i punti di programma presentati dal M5s e votati dagli italiani, ed è su questi che tiene a rassicurare l’estero perché quel 32,5% di preferenze è andato “a un programma che non è mai stato estremista, e non è contro l’euro né contro l’Ue dove l’Italia “resterà con l’ambizione di cambiare le cose che non funzionano” perché “non credo che ci sia da stravolgere la politica estera dell’Italia ma farla valere di più. Mi chiedono se il mio primo viaggio da premier lo farei a Mosca o negli Usa, io dico Bruxelles”. E ancora: “Le nostre misure economiche saranno sempre ispirate alla stabilità del Paese e alla qualità della vita degli italiani. Non vogliamo trascinare l’economia dell’Italia nelle diatribe politiche”, e sebbene “ormai tutti concordano” che il tetto del 3% “vada superato”, Di Maio assicura: “Vediamo come. Noi abbiamo a cuore l’idea di ridurre il debito pubblico ma con politiche espansive, non con l’austerity”.
Dopo l’apertura al dialogo arriva però la stoccata al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ovvero ai governi Renzi-Gentiloni. “Credo che oggi Padoan sia stato molto irresponsabile a trascinare le questioni tra Italia e Bruxelles rispondendo ‘non so’ a proposito del futuro dell’Italia – dice il leader M5S -. E’ stata quasi una provocazione, come a dire che ‘ora che me ne vado all’opposizione avveleno i pozzi’. Tutti siamo chiamati alle responsabilità”. Gli risponde a stretto giro il reggente dem Maurizio Martina: “Le parole di Di Maio sono solo arroganti e per niente utili all’Italia. Altro che responsabilità. Insulta il ministro dell’Economia che ha garantito la tenuta del Paese e la sua ripartenza per poi predicare dialogo: una farsa. Di Maio dovrebbe accorgersi che il tempo della propaganda è finito”.