2 giugno, Mattarella: “Impegno perla pace, ma no ai baratti insidiosi”

Il capo dello Stato a 78 anni dalla nascita della Repubblica: "Il voto del 1946 fu una chiamata alla responsabilità"

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale / LaPresse In foto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

A 78 anni dalla nascita della Repubblica, per Sergio Mattarella la “grande sfida” all’orizzonte, per la comunità internazionale, è ancora quella dell’impegno per la pace, il “perseguire, insieme, ovunque, libertà, sviluppo, democrazia”. Di fronte al riproporsi di “tempi straordinari”, però, l’imperativo categorico per il Capo dello Stato resta quello di rifiutare “con determinazione” quelli che definisce “baratti insidiosi”. L’inquilino del Colle dice no a “sicurezza a detrimento dei diritti, assenza di conflitti aggressivi in cambio di sottomissione, ordine attraverso paura e repressione, prosperità economica in cambio di sudditanza”. Vale in Medio Oriente, dove occorre iniziare un percorso che porti all’immediato cessate il fuoco e “conduca finalmente a una pace stabile, con il pieno e reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e di Palestina, necessariamente in tempi ravvicinati affinché sia realmente possibile”.

“Da Mosca un’angosciosa corsa agli armamenti”

Anche in Ucraina, poi, la preoccupazione resta alta. “La Russia – scandisce Mattarella – ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa“, ha “demolito” l’architettura di sicurezza che ha garantito pace e stabilità e “ha lanciato – l’accusa del Capo dello Stato – una nuova, angosciosa, corsa agli armamenti“. Al “grido di sofferenza” e alle richieste “di serenità di vita, di giustizia, di pace”, che arrivano da più parti del mondo, però, secondo Mattarella, l’Italia, “paese fondatore dell’Unione Europea, convinta partecipe del rapporto transatlantico“, non può che rispondere continuando a impegnarsi, anche in qualità di presidente di turno del G7, “per la tutela – sempre, ovunque, per tutti- dei diritti fondamentali della persona, per la pace e il dialogo tra i popoli e gli Stati”.

“Il voto del 1946, una chiamata alla responsabilità”

Settantotto anni dopo, insomma, ancora tanto resta da fare. Il 2 giugno del 1946 l’Italia sceglieva la Repubblica, scrivendo “una pagina decisiva di democrazia”. Quel voto, sottolinea Mattarella, “rappresentò per gli italiani una chiamata alla responsabilità“. È una chiamata che il Capo dello Stato rinnova oggi. A pochi giorni dalle elezioni europee, l’inquilino del Colle colloca il nostro Paese e la nostra collettività “nella più ampia comunità dell’Unione Europea” ed affida al voto dell’8 e 9 giugno la “consacrazione” di quella scelta – libera, avvenuta all’indomani della lotta di liberazione dal nazifascismo – e della “sovranità” comunitaria. Insieme al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e all’omologo austriaco Alexander Van der Bellen, poche settimane fa, Mattarella aveva invitato ad esercitare il diritto di voto “a difesa della libertà e della democrazia” e l’appello resta. Nel giorno in cui anche Giorgia Meloni, da piazza del Popolo, invita gli indecisi “a non voltarsi dall’altra parte” perché quello che andrà in scena “è un referendum tra due diverse visioni dell’Ue“.

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