NAPOLI (Mauro Mancuso) – La riorganizzazione del Movimento 5 Stelle affidata a Giuseppe Conte produce i primi effetti. I parlamentari al secondo mandato aspettano che arrivi il via libera definitivo alla deroga che consentirebbe la ricandidatura per una terza legislatura e iniziano ad autocandidarsi per le segreterie di partito che nasceranno sui territori. A far loro concorrenza ci sono quelli al primo mandato e i consiglieri regionali che puntano ad ottenere incarichi di ‘partito’.
In Campania, stando a voci di palazzo, sono diversi i grillini che puntano ad avere un ruolo di primo piano alla guida del Movimento. Ci sono due deputati fichiani: Gilda Sportiello e Luigi Gallo. La prima già coinvolta nelle trattative con il Pd per le elezioni amministrative del prossimo autunno e il secondo, in Parlamento dal 2013, tra i maggiori sostenitori della leadership ‘collettiva’ che sarebbe dovuta nascere parallelamente all’organismo collegiale archiviato con la nomina di Conte leader voluta da Beppe Grillo. Laddove ‘Giuseppi’ concretizzasse il progetto delle segreterie regionali e provinciali, ad ambire alla prima ci sarebbero anche due dimaiani di ferro: il senatore Agostino Santillo e la capogruppo in consiglio regionale Valeria Ciarambino.
L’ostacolo che si frappone tra i due e una poltrona di vertice all’interno del M5S è rappresentata dalla base pentastellata, e non solo, che, stando ai messaggi nelle chat private e ai “faccia a faccia” verificatisi all’interno dei palazzi romani e del consiglio regionale, mal tollera i toni impositivi e le ingerenze della grillina rispetto al lavoro che gli attivisti vorrebbero svolgere sul territorio. Quello che accomuna i quattro aspiranti leader regionali è il silenzio rispetto alla deroga al secondo mandato e all’utilizzo della piattaforma Rousseau per consentire la partecipazione dal basso. Che il silenzio dipenda proprio dal fatto che laddove ad avere potere decisionale ci fossero i rousseauiani, pochi sosterrebbero la loro candidatura? O al fatto che fino a poco tempo fa puntavano il dito contro i politici di professione e oggi vorrebbero non aver mai sponsorizzato il limite del doppio mandato per ‘campare’ di politica il più a lungo possibile? Per ognuno di loro la speranza sembra essere che gli incarichi di partito vengano attribuiti su base ‘fiduciaria’ e non attraverso la democrazia partecipata.
Ogni cosa verrà decisa da Conte e Grillo e poi comunicata al popolo pentastellato che potrà semplicemente prenderne atto. Proprio com’è già successo con il cambio del regolamento sulle restituzioni, che prevede versamenti su un conto corrente per la prima volta intestato al M5S e non al comitato delle restituzioni composto da capo politico e capogruppo di Camera e Senato, e prevede la ‘restituzione’, impropriamente definita poiché nei fatti trattasi di donazione, di 2500 euro mensili e nessun versamento a Rousseau. Anche in questo caso, con la nascita delle sedi fisiche locali, il Movimento fa un passo verso la trasformazione in partito classico. Se i 2500 euro cadauno comprenderanno le spese per il mantenimento di circoli e segreterie o servirà una somma aggiuntiva è ancora da stabilire. Intanto nelle chat molti ‘portavoce’ esprimono le proprie perplessità rispetto alle modifiche ipotizzate o già previste a statuto e regolamento grillino.