Milano, 28 mar. (LaPresse) – I carabinieri di Treviglio (Bergamo) hanno arrestato, eseguendo un ordine di carcerazione emesso dal procuratore di Bergamo Walter Mapelli, Fabio Bertola, 49enne residente a Verdellin. Le manette sono scattate dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 20 marzo scorso che ha confermato la condanan all’ergastolo per l’architetto di 49 anni. Bertola, per i giudici, è il mandante dell’omicidio di Roberto Puppo, 42 anni, di Osio Sotto, ucciso il 24 novembre 2010 in Brasile.
L’architetto, difeso dagli avvocati Anna Marinelli e Riccardo Tropea, ha già trascosro 7 mesi in carcere, dopo l’arresto nel giugno 2013 in esecuzione della misura cautelare chiesta dal pm di Bergamo Carmen Pugliese. Ma dopo trenta chili persi per motivi di salute, aveva ottenuto i domiciliari. Prima in comunità e poi a casa, dove vive accanto alla madre Alessandra Ferrari che gli è sempre stata accanto, anche in aula.
A Bretola, che ha una figlia, è stata anche tolta la potestà genitoriale e gli è anche stata inflitta come pena accessoria l’interdizione legale per tutta la durata della pena, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
A spingere l’architetto a pianificare l’uccisione di Roberto Puppo sarebbe stato il denaro. “Vile appare il fine avuto di mira dall’imputato – si legge nella sentenza della Cassazione – il quale aveva preventivamente imbottito il Puppo di polizze per un valore superiore al milione di euro”. L’uomo aveva stipulato cinque polizze sulla vita prima di partire per Macejò in Brasile, pensando di andare a trovare un lavoro su consiglio proprio di Bertola. Invece era finito ammazzato con quattro colpi di pistola sparati da un 17enne per pochi soldi. Il condannato, è emerso dalle carte del processo, voleva recuperare i 200mila euro messi come fideiussione nell’affare del bar Hemingway, in centro a Bergamo. Lo stesso per il quale Bertola è a processo per il sequestro di persona di Giuseppina Ghislanzoni, la socia del locale, nel 2010, dalla quale pretendeva indietro il denaro.
In questa, di vicenda, è centrale un’altra donna. Vanubia Soares Da Silva, la brasiliana che una volta arrestata aveva parlato di Bertola. Avevano avuto una lunga relazione e lui, durata ben 7 anni. L’architetto le aveva dato 77mila euro. Un aiuto, la versione dell’imputato, anche perché credeva che il figlio della donna (poi morto) fosse suo. E lei, è sempre stata la versione difensiva, si era voluta vendicare quando Bertola ha deciso di interrompere l’invio di denaro.
Diversa la ricostruzione della Procura di Bergamo, che ritiene che Vanubia sia stata il gancio per trovare gli assassini. In primo grado, i giudici orobici avevano rinunciato a sentirla, mentre la Corte d’Appello aveva deciso di ascoltarla in videoconferenza. Lei aveva confermato che “Fabio voleva spaventare Marco (così conosceva Puppo ndr)”. Ma una volta incalzata dal pg era scoppiata in lacrime. Era venuto meno il diritto di difesa, avevano indicato gli avvocati nel ricorso in Cassazione: “Solo se l’imputato ha potuto contro esaminare il proprio accusatore può esservi una decisione giusta”. I giudici, però, hanno confermato la condanna all’ergastolo.