Roma, 27 apr. (LaPresse) – “L’editoriale del Corriere della Sera, firmato da Pigi Battista, mette in rilievo che ‘le basi di tutti i partiti sono in rivolta e i nervi degli elettori frastornati e sgomenti’. Il dramma così descritto è dovuto al fatto che per tutte le alleanze di cui si parla (Pd-Cinquestelle, Lega-Cinquestelle) e anche per le coalizioni e le forze politiche si pone lo stesso problema: Salvini-Berlusconi, Renzi e senza Renzi, Di Maio e cosa pensa la Casaleggio. E Battista sul tema scrive cose condivisibili quando nota, per esempio, che è difficile transitare dal clima respirato per anni, dovuto non alla lotta politica tra partiti diversi ma a guerriglie fatte di insulti, menzogne, diffamazioni, espressioni che richiamano la nozione del nemico irriducibile e non dell’avversario politico”. Così Emanuele Macaluso su facebook.
“Questo clima, che si respirava prima e durante la campagna elettorale, certamente non può cambiare al punto da riprodurne uno di collaborazione – continua Macaluso -. Battista si riferisce anche a quel che abbiamo visto nella Prima Repubblica. A quel tempo, la DC era un partito con le correnti ma un partito vero e che impiegò nove anni (nel 1954 si verificarono le prime “aperture” dei socialisti verso i cattolici e gli stessi socialisti, gradualmente, si separarono dai comunisti) per fare solo nel 1963 il primo governo DC-PSI. Fu Aldo Moro che concluse faticosamente quell’itinerario e fu egualmente Moro, con le cautele e le controversie che sappiamo, a persuadere il suo partito, e con esso l’elettorato, della necessità di aprire un varco al PCI, non per formare un governo ma per rendere possibili alternative di governo con i comunisti che potevano stare all’opposizione o al governo. Certamente, oggi non ci sono né i Moro, né i Nenni né i Longo o Berlinguer; ci sono dei nani. Ma vorrei dire a Pigi Battista, e non solo a lui, che questo è dovuto al fatto che ieri c’erano partiti con gruppi dirigenti, militanti, e un rapporto costante con l’elettorato”.
“Oggi ci sono agglomerati politico-elettorali, partiti personali e aziendali (non solo quello di Berlusconi ma anche della Ditta Casaleggio). Il Pd, che vuole somigliare ad un partito, in questi giorni offre uno spettacolo inedito: un segretario che si dimette dopo una pesante sconfitta elettorale ma che mantiene un potere reale visto che a lui fanno capo tanti parlamentari, nominati e fedeli; organi dirigenti pletorici con componenti il cui orientamento politico è per la gran parte sconosciuto. In questo quadro non stupisce che anche i fedeli elettori del Pd avvertono di non avere un chiaro riferimento. Un quadro politico complessivo, questo, che certamente non può produrre governi autorevoli in grado di affrontare i complessi problemi del Paese e avere una voce in una situazione internazionale sempre più pesante. Scusate ma il mio pessimismo cresce anche se mi auguro sempre di sbagliarmi”, conclude Macaluso.