ROMA (Gianluca Rocca) – L’appello alla responsabilità di Mattarella rimbalza sul muro di Lega e Cinque Stelle. La richiesta di fiducia ad un governo tecnico si scontra con la pazienza, ormai finita, degli italiani: un coro di rifiuto delle vecchie liturgie del sistema di potere, a cui danno voce sia Di Maio che Salvini. E siccome sono l’espressione numerica delle prime due forze politiche del Parlamento in carica, addio ai sogni di governassimo per il Partito democratico e per Forza Italia: si va al voto.
Le ultime dichiarazioni di Di Maio e Salvini. E Di Battista ci mette il carico da venti
“Governo ‘neutrale ed europeista’, solo per tirarla in lungo e fare centinaia di nomine in enti e Cda senza consenso popolare? No, grazie. O si cambia, o si vota. Io sono pronto!”. E questo era Salvini, che persegue anche oggi sulla strada che lo sta allontanando sempre di più dall’alleato Berlusconi (al contrario molto più propenso a fare l’ammucchiata con l’altro sconfitto, il Pd di Renzi). Veniamo a Luigi Di Maio: “Si chiama governo neutrale? È sempre un governo tecnico! Un esecutivo che non ha nessuna connessione con le esigenze della popolazione. Pertanto la risposta può essere solo una: al voto a luglio!”. E a rincarare la dose, dal Movimento Cinque Stelle, c’è anche Di Battista: “Chi, dopo aver detto No al Movimento 5 Stelle voterà la fiducia ad un governo tecnico è semplicemente un traditore della Patria. In un Paese che intende ancora mostrarsi minimamente democratico le opzioni sono due: o un governo portato avanti da chi ha vinto le elezioni o nuove votazioni il prima possibile. Bivaccare è ignobile”.
La rivolta dei giovani democratici casertani. Nel Pd non ci credono più nemmeno gli iscritti
Il grido di rivolta arriva dalla federazione Gd di Caserta, con il segretario provinciale dei giovani democratici Pasquale Fiorenzano: “Dopo 60 giorni dal voto i sondaggi danno ancora ragione al Movimento Cinque Stelle e a Matteo Salvini, perché in questi 60 giorni il Partito democratico ha continuato a dimostrare tutta l’incapacità della sua classe dirigente ed istituzionale. In questi 60 giorni nessuno ha ancora spiegato perché non c’erano giovani nelle liste, perché c’erano sempre i soliti nomi, perché i capolista erano spesso ministri non del territorio”. Uno sfogo comprensibile. Qui a Caserta Fiorenzano aveva proposto l’inserimento nelle liste del 4 marzo di esponenti del movimento giovanile, ma alla fine hanno candidato la ministra Fedeli (di Bergamo) e il figlio del governatore Vincenzo De Luca, Piero (di Salerno). E il bello è che alla fine, visti i pochissimi voti presi, sono stati eletti solo loro due!