Deadpool torna al cinema, questa volta è venuto proprio bene

Nel secondo capitolo del 'Mercenario' chiacchierone aumenta lo splatter, ma non cala tutto il resto

ROMA (Mariano Paolozzi)“Massimo sforzo”, Deadpool è tornato. Anzi, “è venuto di nuovo”, parola di Ryan Reynoldalias Wade Wilson, il supereroe mercenario sboccato, puerile, “cazzuto”, dissacrante e violento. Da 36 ore è sul grande schermo il secondo capitolo della saga Marvel dedicata all’antieroe per eccellenza: il killer malato terminale con poteri autorigenerativi. ‘Pool’ è immortale e, se la Marvel continuerà a sfornare film così in suo onore, lo saranno anche le pellicole.

 Trama più forte, parolacce vomitate a gogo e splatter duplicato. Il solito Deadpool

Rispetto al primo capitolo, la narrazione è un po’ più forte. Non dovendo spiegare la natura del super-eroe il film perde forze forza enunciativa, ma fortifica la trama interna del film. Il nostro “Mercenario chiacchierone” conserva la sua migliore qualità: rompere la quarta parete e parlare direttamente col pubblico in sala. Lo ritroviamo impegnato a fare a pezzettini i veri cattivi, a tagliuzzare gang e mafiosi in Sicilia. Ed è più romantico che mai: innamorato pazzo della sua Vanessa (interpretata da Morena Baccarin), per tutto il film dovrà fare i conti con un dolore pazzersco, più forte del cancro che l’affligge e delle bruciature che l’hanno marcato. Ma niente spoiler. Collabora da “stagista” con gli x-Man Colosso e Testata Mutante Nagasonica: con questi ultimi, viene in contatto con un ragazzino ‘ciccione’ che controlla il fuoco: Firefist. Senza anticipare niente, per tutto il film Deadpool insieme ad altri nuovi ‘eroi’, cercherà di combatterlo e salvarlo in contemporanea, per far fede ad una doppia promessa fatta a Vanessa e a se stesso. Il resto, lo lasciamo alla pellicola. Ne vale la pena.

 Novità: ‘Pool’ è il protagonista incontrastato, ma non agisce più da solo

A dare la caccia all’’infuocato’ Firefist, non c’è solo il nostro anti-eroe “cazzuto e cazzone”. Ad affiancarlo, in un complesso intreccio di relazioni, ci sono il potente Cable (Josh Brolin, già Tanos in The Avanger’s infinity war) e la fortunata Domino. Il primo è un oscuro personaggio venuto dal futuro per vendicare la famiglia sterminata, la seconda si unisce alla squadra messa su da Wade Wilson, l’X-Force. Una sorte di alter-ego di gruppo degli X-Man, più volgare e violenta. Nel film non manca l’action, ma triplica lo splatter, forse per far felice Quentin Tarantino. Mani mozzate e sangue spruzzato come se non ci fosse un domani, così come i baci tra Deadpool e Vanessa, si ripetono per tutto il film. C’è un motivo se è vietato ai minori nonostante “sia un film per famiglie”. Alla XForce inizialmente aderiscono in 5, ma anche in questo caso: niente spoiler. Non manca un enunciazione introspettiva: Il nostro mercenario dovrà fare i conti con la propria morte, con i sensi di colpa, con il dulismo eterno che possiamo riassumere con un più banale “sivis pacem para bellum”, con cui discuterà e litigherà col ‘moralissimo’ Colosso. Centrale è il tema della famiglia, concetto reinterpretato dal Mercenario in maniera molto umana e moderna. Per il resto, Reynolds, insieme agli sceneggiatori Reese e Wernick, sono riusciti nell’impossibile: mantere un taglio di continui dialoghi brillanti, un loop di di totale follia senza risultare né stucchevoli, né banali. Chapeau.

 Post-credit da Oscar, se solo esistesse la categoria

In ultimo, ma non ultimo, le scene post titoli di coda, un must della Marvel: Deadpool, rubando il ‘potere’ di Cable, torna indietro nel tempo. Perché? Per aggiustare alcune storture: uccide se stesso entrando nella pellicola di Wolverine – le Origini, in cui appare anche un Hugh Jackman con gli artigli affilati e per uccidere di nuovo se stesso, questa volta nei panni di Ryan Reynold alle prese con la sceneggiatura di Laterna Verde. Una sorta di autocritica per l’insuccesso del film. “Massimo sforzo” è il motto di Deadpool, massimo risultato è la critica da fare al film.

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