ROMA (Renato Casella) – Gli automobilisti italiani potrebbero non dover pagare più le spese della guerra in Etiopia con le accise sulla benzina. Ma questo causerebbe un “buco” nelle entrate dello Stato. La promessa di Lega e Movimento 5 Stelle di tagliare i balzelli sul carburante è sicuramente popolare, ma ogni legge deve indicare i mezzi finanziari per la realizzazione. Secondo quanto dichiarato qualche mese fa da Matteo Salvini, “l’anno scorso le accise hanno fruttato 27 miliardi e altri 12 l’Iva sulle accise, che sono la tassa sulla tassa. Io non dico leviamo tutto, ma abbiamo una accisa ancora per il finanziamento della Guerra in Etiopia, che credo sia finita da un bel pezzo”. E anche nel patto di governo con Luigi Di Maio c’è la promessa di “eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina”. Le accise introdotte molti anni fa per finanziare gli interventi militari (come quelli in Bosnia e in Libano) o gli interventi dopo catastrofi naturali (come il terremoto in Irpinia del 1980) “pesano” per circa 20 centesimi su ogni litro di benzina ed abolirle vorrebbe dire eliminare un introito di 6 miliardi per l’Agenzia delle entrate (dato del 2017).
Il Codacons: la tassazione pesa per il 64%
Secondo quanto notato dal Codacons, su un pieno di benzina da 80 euro, ben 51,2 euro se ne vanno in tasse. “Ad oggi la tassazione sulla benzina rappresenta il 64% del prezzo pagato dai consumatori, percentuale che scende al 60% per il gasolio”, spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi. “Gli automobilisti – prosegue Rienzi – subiscono una doppia tassazione, perché pagano sia le accise, ossia tasse di scopo inserite per finanziare emergenze e mai più eliminate, sia l’Iva al 22%. Una situazione che non trova eguali in Europa, e rappresenta un danno miliardario per i cittadini”.
Si paga ancora per la guerra in Etiopia
“Basti pensare che per ogni litro di carburante acquistato in Italia, i consumatori pagano ancora la Guerra d’Etiopia del 1935 o il disastro del Vajont del 1963 – aggiunge Rienzi – Questo avviene perché gli automobilisti vengono usati come ‘bancomat’ dai vari governi, attraverso l’introduzione di accise per far fronte ad emergenze momentanee, vere e proprie tasse di scopo che non vengono più eliminate”.