Roma (LaPresse) – Un’intera famiglia di usurai è stata scoperta e bloccata dai carabinieri di Velletri, vicino a Roma.
I militari stanno eseguendo 6 arresti, emessi del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Velletri, nei confronti di altrettanti soggetti italiani del posto (4 uomini e 2 donne). Sono ritenuti responsabili di aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’esercizio arbitrario dell’attività finanziaria. A finire in manette un padre con il figlio, la figlia, il cognato e la nuora. I sei arresti domiciliari scaturiscono da una complessa attività di indagine iniziata un anno fa. Ha permesso di disarticolare il gruppo, operante nell’area dei Castelli Romani. Qui piccoli imprenditori, commercianti e liberi professionisti per sopravvivere alle proprie difficoltà economiche, nell’impossibilità di accedere al sistema creditizio regolare, ricorrevano alla famiglia.
Struttura organizzativa ben definita e radicata
Scoperto un volume d’affari di circa mezzo milione di euro. Somma complessivamente versata a titolo d’interesse su prestiti ricevuti dal 2012 al 2017 dalle 22 vittime accertate. Le indagini sono state condotte con intercettazioni servizi di osservazione e pedinamento, accertamenti patrimoniali, perquisizioni e sequestri. Hanno consentito di accertare, scrive chi indaga, “l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’esercizio arbitrario dell’attività finanziaria. Ciascuno dei 6 associati, infatti, con compiti diversi e ruoli ben definiti provvedeva a determinare le condizioni dei prestiti. Fissava i tassi d’interesse, concordare i piani di rientro, procacciare nuovi ‘clienti’, recuperare materialmente le somme dalle vittime, detenere la contabilità ed il denaro contante riscosso. Per le comunicazioni interne al gruppo venivano utilizzati linguaggi in codice.
Gli usurai operavano prestando somme di denaro gravate da elevati tassi d’interesse, fino al 20% su base mensile. Alle vittime venivano chiesti pagamenti di interessi fino a 1.000 euro settimanali e forme di pagamento in compensazione ai versamenti in denaro, quando alcune vittime non potendo versare le somme, provvedevano a riparazioni di autovetture o altri lavori in maniera gratuita a favore degli indagati.
Durante le verifiche sono emerse forme di condizionamento delle vittime. Questo affinchè non dichiarassero agli investigatori i reali termini dei prestiti.
Ben 21 i capi di imputazione
In casa degli indagati, gli inquirenti hanno addirittura trovato e sequestrato contanti per 198.150 euro (già nel mese di ottobre 2017) e 276.707,56 euro (sequestrati preventivamente nel mese di novembre 2017 su disposizione della Procura di Velletri), depositati su 5 conti correnti, 4 polizze bancarie e 7 fondi di investimento intestati agli indagati ed oggetto di sequestro preventivo scaturito all’esito di complessi accertamenti patrimoniali (per complessivi 474.857,56 euro).
Nel quasi 400 pagine del provvedimento cautelare, costituito da 21 capi di imputazione, vengono contestate le aggravanti di aver commesso i reati nei confronti di soggetti in forte stato di bisogno ed esercenti. Così facendo hanno indotto talune delle vittime a fallimenti d’impresa o a vendere all’asta appartamenti di proprietà a seguito di pignoramento.