MILANO (LaPresse) – La Bce apre alla discussione. A poco più di tre mesi da quella che per il momento è l’ultima scadenza annunciata in tema di acquisto titoli, la Bce si prepara a discutere. Sul tavolo la prossima settimana le eventuali modalità di riduzione e infine chiusura del quantitative easing.
L’apertura della Bce sulla riduzione del Quantitative easing.
A segnalare che il consiglio direttivo della Banca centrale europea affronterà la questione tra pochi giorni è stato oggi uno dei suoi membri, Peter Praet. Nel corso di un convegno a Berlino ha anticipato quello che sarà il nodo cruciale della discussione. Cioè “se i progressi compiuti finora siano sufficienti a giustificare una graduale uscita” dal programma lanciato nel 2015. Programma che al momento – e quantomeno fino al 30 settembre – procede al ritmo di 30 miliardi di euro di acquisti ogni mese. L’economista ha spiegato che per compiere questa valutazione saranno presi in considerazione “la forza sottostante dell’economia dell’eurozona” e quanto queste politiche monetarie hanno contribuito alle dinamiche dei salari e dell’inflazione.
Le parole di Praet non possono che rimandare a una data precisa sul calendario: quella del prossimo 14 giugno. E a un luogo preciso: Riga, la capitale della Lettonia. Qui è appunto prevista la riunione di giugno del consiglio direttivo, il principale organo decisionale della Bce. Organo che comprende i sei membri del Comitato esecutivo e i governatori delle banche centrali nazionali dei 19 Stati membri dell’area euro.
La riflessione di Mario Draghi.
Nel corso dell’ultima conferenza stampa al termine di un vertice analogo del 26 aprile, il presidente Mario Draghi aveva segnalato che il tema non era stato toccato perché si era ritenuto fosse necessario analizzare prima le ragioni dei segnali di un rallentamento della crescita nell’eurozona che si erano appena manifestati. “La prima cosa che dobbiamo fare è capire esattamente e posizionare quello che è successo nel contesto adeguato“, aveva spiegato, precisando che occorreva capire se si trattasse di un fenomeno “temporaneo o permanente” e se fosse una questione di offerta o di domanda.
Un tema molto sentito in Italia.
Se quello del Quantitative easing è da sempre un tema particolarmente sentito dall’Italia, in ragione del suo corposo debito pubblico, in queste settimane sembra esserlo più che mai. La recente crisi politica che ha preceduto la formazione del nuovo esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha infatti visto lo spread tra Btp e Bund schizzare fino a oltre 300 punti base. E ancora oggi il dato viaggia ben sopra quota 200. Un mese e mezzo fa, per usare come riferimento proprio la data della conferenza di Draghi, il differenziale chiudeva a 115 punti. A maggio, gli acquisti di titoli di Stato italiani da parte della Banca centrale europea sono stati pari a 3,6 miliardi di euro. Un importo superiore a quello di gennaio e marzo, ma che rispetto ad aprile ha segnato un calo – dovuto a ragioni tecniche – della quota di Btp sul totale.
Di Marco Valsecchi