Benedetto Zoccola ha poco più di 30 anni e già tante cose da raccontare. Non tutte belle. Nel 2012 eredita dal nonno un appezzamento di terreno a Mondragone e decide di costruirci delle case. La camorra non si fa attendere e comincia a pressarlo con la richiesta di pizzo, ma Zoccola denuncia tutto alle forze dell’ordine. Da quel momento, però, cominciano le minacce, prima, veri e propri attentati poi. Viene rapito, portato in un luogo isolato e picchiato, minacciato di morte e rinchiuso nel cofano di una macchina. Successivamente una bomba viene fatta deflagrare sotto casa, un’altra in ufficio: quest’ultima esplosione lo rende cieco a un occhio e sordo a un orecchio. Solo dopo lo Stato gli assegna una scorta, che ancora oggi è la sua seconda famiglia: nel frattempo i suoi estorsori sono stati arrestati, grazie alla sua denuncia, e la sua storia è diventata un libro, testimonianza dell’impegno civile che dovrebbe guidare i passi di ciascuno di noi. A ‘Cronache’ Benedetto Zoccola ha rilasciato una lunga intervista sulle minacce al nostro cronista Giuseppe Tallino da parte del suo concittadino Augusto La Torre.
L’intervista pubblicata da ‘Cronache’
CASERTA (Renato Casella) – “Uno che si esprime in questa maniera non è certo un soggetto che si è pentito”. L’ex vicesindaco di Mondragone Benedetto Zoccola, sotto scorta per minacce e attentati subiti dalla camorra, si dichiara “allibito dal modo di ragionare e di apparire” del ras Augusto La Torre. Zoccola esprima “la mia vicinanza personale da cittadino a “Cronache” e a Giuseppe Tallino, che per me rappresenta, oltre che un ottimo professionista, un amico: ci siamo sentiti e l’ho invitato a non abbassare la testa davanti a certe cose”.
“Leggendo le parole di La Torre – commenta Zoccola – mi sono profondamente indignato: non si può attaccare un magistrato che fa la sua parte e in maniera egregia. E sono fermamente convinto che accuse formulate dalla Dda nei riguardi di la Torre e dei suoi familiari siano comunque fondate. Sono fiducioso nella magistratura, duramente attaccata, e le esprimo la mia vicinanza”.
Scorrendo l’intervista al ras, dice ancora l’ex assessore, “mi sono venute in mente persone che purtroppo non ci sono più, miei concittadini che non possono più commentare. Come mondragonesi siamo rammaricati dalle parole di La Torre: l’unica cosa che può fare, invece che il pagliaccetto di turno, è recitare una preghiera e sperare che Nostro Signore non lo mandi all’inferno”.
Le tante citazioni colte disseminate dal ras nell’intervista non impressionano Zoccola: “Mi auguro che La Torre, oltre a giocare con la cultura, sappia acculturarsi sempre di più e possa impiegare le sue giornate a crescere anche dal punto di vista psicologico. Impieghi il tempo a studiare e pentirsi: non è possibile che un giornalista, un magistrato, la vostra testata siano attaccati in questo modo. La Torre non può assolutamente parlare con nessuno: meglio che taccia”.
“Come cittadini – aggiunge l’ex vicesindaco – siamo stanchi di dover subire ancora certe persone, dopo tutto quel che abbiamo dovuto sopportare”.
Nell’intervista, La Torre parla di “pseudogiornalisti”: “Bene – commenta Zoccola – allora io parlo di pseudopersone. Non so se uno che ha tolto la vita a tanti miei concittadini si possa definire persona. E mi auguro che anche l’Ordine dei giornalisti prenda una posizione seria nei confronti di questo soggetto”. L’intervento dell’Ordine campano è poi arrivato a stretto giro ed è riportato in questa stessa pagina.
L’eredità di La Torre e la figura del figlio
A fine aprile, Zoccola ha raccontato a “Cronache di Caserta” un episodio che riguarda Francesco Tiberio La Torre, figlio di Augusto, arrestato proprio in quei giorni. L’anno scorso La Torre junior contattò Le Iene per raccontare la sua estraneità al mondo del padre e incontrò l’europarlamentare Pina Picierno. E accompagnato dal giornalista Dino Gianrusso provò a dialogare proprio con Zoccola. “Disse che era lontano dagli ambienti criminali – ha ricordato l’ex vicesindaco – e che io, in una circostanza, avevo utilizzato la parola camorra in modo improprio. Gli ricordai, invece, alcuni suoi atteggiamenti non troppo cortesi”.
Un episodio che non depone certo a favore del figlio del boss. “Eravamo in Comune – ha ricordato Zoccola – impegnati in una riunione con una cooperativa toscana. Discutevamo della destinazione da dare alla villa confiscata al boss Augusto La Torre. Il figlio, Francesco Tiberio, arrivò sbattendo la porta. Voleva parlare con il tecnico. Disse, indicandolo: ‘Vieni un attimo qua, senti una cosa’. Mi alzai io. Gli chiesi di uscire fuori e di bussare prima di entrare. Gli dissi che ‘quei tempi’ erano finiti. Poi ci fu un’accesa discussione. Sostenne che ero io a comportarmi da camorrista. Ma la scorta lo allontanò”.
Una condotta non certo irreprensibile da parte del figlio del ras: comportamenti che non si distaccano dal modo di pensare e di agire di chi è abituato a vivere in mezzo al crimine. L’intervista fu decisa dal programma di Italia 1 dopo che era nata una polemica fra Pd e Movimento 5 Stelle per l’apprezzamento manifestato da La Torre junior al movimento pentastellato.