MILANO (LaPresse) – Amnesty International prende posizione sulla vicenda dei migranti di Aquarius. “Chiudendo i loro porti, Italia e Malta non solo stanno voltando le spalle a oltre 600 persone disperate e in condizioni vulnerabili, ma stanno anche violando i loro obblighi di diritto internazionale”.
Amnesty International sulla vicenda di Aquarius.
A dichiararlo è Elisa De Pieri, ricercatrice dell’associazione umanitaria. Che prosegue: “Italia e Malta devono aprire i loro porti e gli altri Stati dell’Unione europea devono condividere la responsabilità di offrire protezione, soccorso e procedure d’asilo“. Difficile la situazione della nave Aquarius dell’organizzazione non governativa Sos Mediterranee. L’imbarcazione si trova infatti bloccata nelle acque tra Italia e Malta con 629 persone a bordo. Tra questi anche 123 minori non accompagnati, 11 bambini e diverse donne in stato di gravidanza.
Salvare vite umane deve essere la priorità.
“Gli uomini, le donne e i bambini a bordo dell’Aquarius hanno rischiato la vita in viaggi pericolosi per fuggire dalle terribili violenze in suolo libico. E questo solo per finire in mezzo a un’inconcepibile disputa tra due Stati europei“, prosegue la ricercatrice. “Tenere le navi delle organizzazioni non governative ferme in mare in attesa di un porto dove approdare significa solo che meno navi di soccorso sono operative per aiutare chi può trovarsi in difficoltà proprio in questo momento“.
L’invito della Comunità di Sant’Egidio all’Unione Europea.
Sulla vicenda di Aquarius si è espressa anche la Comunità di Sant’Egidio. L’associazione chiede di continuare a salvare vite umane. Al tempo stesso però invita i paesi dell’Unione Europea ad assumersi le loro responsabilità. “Di fronte al caso della nave Aquarius, l’Italia deve restare ancorata ai principii di umanità che sono nella sua tradizione. A partire dal dovere di salvare le vite umane in pericolo, così come ha fatto negli ultimi anni di fronte ad una delle più grandi tragedie di inizio millennio. Le navi, come l’Aquarius, possono attraccare nei porti italiani o in altri porti del Mediterraneo. Ma i differenti Stati europei, non solo l’Italia o la Grecia, dovrebbero condividere l’accoglienza facendosi carico, ognuno, di una quota di profughi“.