Mafia, sotto sequestro 45 milioni al ‘re’ degli imballaggi nel Ragusano

Operazione della guardia di Finanza di Catania

Guardia di Finanza
Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Catania (LaPresse) – Su proposta della Procura della Repubblica, gli uomini della guardia di finanza di Catania hanno eseguito un provvedimento di applicazione di misura patrimoniale, emesso dal Tribunale, finalizzato al sequestro di attività commerciali, immobili, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di circa 45 milioni di euro, riconducibili al soprannominato “re degli imballaggi”, Giombattista Puccia, 58 anni, detto ‘Titta U Ballerinu’ per via della sua accertata appartenenza – secondo gli inquirenti – sia alla ‘Stidda’ che al clan di Cosa Nostra. Sotto sequestro sono finiti due autovetture e un motoveicolo; 15 conti corrente e due conti deposito; 11 fabbricati e 50 terreni situati nel territorio di Vittoria.

Gli approfondimenti disposti dai pm si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali. Delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, dell’esame di documentazione bancaria e contabile e delle evidenze di atti pubblici e scritture private. Questa attività, svolta dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, ha permesso di tracciare analiticamente il profilo di Puccio. Ed anche di ricostruire il complesso quadro di imprese da lui di fatto gestito e tracciare gli asset patrimoniali “illecitamente accumulati”.

La “qualificata” pericolosità sociale dell’uomo, secondo la Procura etnea, emerge essenzialmente dagli esiti dell’indagine convenzionalmente nota come operazione ‘Ghost Trash’. Essa, nel dicembre del 2017, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto persone indagate per associazione a delinquere di stampo mafioso. Era finalizzata all’acquisizione di posizioni dominanti nel settore economico. Attraverso la realizzazione di imballaggi destinati alle produzioni ortofrutticole di Vittoria (Ragusa) – intestazione fittizia di imprese e traffico illecito di rifiuti.

Articolato sistema di illecito stoccaggio di rifiuti

Nel corso dell’indagine, gli approfondimenti da parte del Gico di Catania hanno accertato il coinvolgimento di alcune aziende riferibili a Puccio in “un articolato sistema di illecito stoccaggio di rifiuti. Sono giunte a ricostruire un nuovo modus operandi dei consessi mafiosi che agiscono in territori, quale quello di Vittoria, caratterizzati da importanti realtà produttive. Ossia l’acquisizione esclusiva del controllo di settori economici di rilievo come quello, nel caso specifico, della produzione degli imballaggi. Tale controllo del settore è originariamente avvenuto con il ricorso alle tipiche modalità dell’agire mafioso, caratterizzate dal sopruso e dall’intimidazione. Le aziende di Puccio sono divenute leader nel settore della produzione degli imballaggi per prodotti ortofrutticoli grazie alla riconosciuta appartenenza dei loro titolari all’organizzazione mafiosa. Ed hanno estromesso le aziende concorrenti che non si piegavano alle condizioni imposte, assumendo in tal modo il controllo dell’intera filiera commerciale.

Questo modo di agire – continua la nota – è stato confermato anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Secondo loro da decenni il mercato degli imballaggi di Vittoria è in mano a imprese mafiose. Attraverso l’opera diretta degli affiliati al clan Dominante-Carbonaro, infatti, impongono agli operatori del settore – con la forza dell’intimidazione e senza ricorrere, quasi mai, all’uso della violenza – l’acquisto di cassette di plastica per l’ortofrutta da aziende conniventi a loro riconducibili. Le aziende che non accettano tali condizioni vengono tagliate fuori dal mercato. Proprio in tale sistema affaristico, che ha asfissiato ogni libera iniziativa economica, Puccio Giombattista stabiliva i prezzi di vendita ripartendosi gli utili con gli altri sodali”.

In bilico tra due clan

“La caratura criminale di ‘Titta’ – sostiene la Procura di Catania – è altresì evidenziata dalle sue precedenti condanne con sentenze definitive intervenute, nel 1999, ‘per aver offerto assistenza a diversi latitanti appartenenti alla Stidda’. E nel 2003, ‘per aver fatto parte del clan di Cosa Nostra Mammasantissima negli anni 1997 e 1998’. Le sue imprese mafiose, operanti da anni nella produzione di imballaggi per i prodotti ortofrutticoli e nella gestione dei rifiuti, formalmente erano amministrate da prestanome. Tra questi i due figli Giovanni e Luigi, la figlia Giuseppina, le nuore Zaira Scribano e Floriana Guarnera nonché persone di fiducia quali Salvatore Asta e Gianluca Sanzone. Puccio non appariva quale titolare di cariche sociali, pur gestendone in prima persona i lucrosi affari.

Infatti, ‘Titta’, emerso quale dominus indiscusso nei rapporti con i diversi clienti e fornitori, ha escludeso l’applicazione di misure di aggressione patrimoniale nei suoi confronti. Assegnava quote sociali e incarichi amministrativi ad altre persone che, tuttavia, rispondevano solo al suo volere. A supporto di tale compendio indiziario, le indagini patrimoniali delegate ai finanzieri, hanno fatto rilevare la sproporzione, per oltre due milioni di euro, delle attività economiche possedute da Puccio e dalla sua cerchia familiare rispetto ai redditi da loro dichiarati al fisco”.

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