Roma (LaPresse) – “È un governo del cambiamento, ma guarda al passato: sui riders interviene per decreto, senza sentire le parti sociali. Torna a vecchie regole del Novecento. E lo fa con un provvedimento bandiera e manifesto. Ma non è così che si crea occupazione di qualità“, così il giuslavorista Michele Tiraboschi in un’intervista a Repubblica. “I Cinque Stelle avevano meritoriamente avviato nella scorsa legislatura uno studio sul lavoro del futuro affidato a Domenico De Masi con il coinvolgimento di molti accademici. E ora che sono al governo cosa fanno? Ripristinano la vecchia causale per i tempi determinati. E portano dentro la subordinazione i nuovi lavoratori della gig economy. Anziché costruire un sistema di protezione per tutti, si torna alle vecchie ricette. Pericolose e inadeguate“, aggiunge.
Il lavoro resta sempre un tema delicato
“Se l’Italia introduce vincoli al nuovo lavoro, le piattaforme globali saranno ancora più interessate a sviluppare tecnologie senza apporto umano – sottolinea – E poi è facile immaginare un ritorno all’economia sommersa, come classica reazione del Paese alle strette normative. Quando invece ci sarebbe bisogno di bonificare il tirocinio formativo, oramai utilizzato al posto dei contratti a termine“. Di Maio “Fa il suo mestiere perché interviene su un tema molto sensibile. Per i giovani il Jobs Act è come la Fornero per chi deve andare in pensione. Ne parlano male perché ha contribuito a creare insicurezza e precariato, nella presunzione furbesca e paradossale che togliendo l’articolo 18 le imprese avrebbero fatto contratti stabili. Alcune certo abusano e vanno sanzionate. Ma il mercato del lavoro è cambiato. Ridurre i contratti a termine cambia poco e non incide sulla sofferenza delle persone“.