TEL AVIV – Scandalo frode in Israele. Sara Netanyahu, la moglie del premier israeliano Benjamin Netanyahu, è stata condannata per frode e abuso di potere. La decisione è stata presa oggi dalla procura israeliana al termine di un’indagine di polizia e resa nota dal ministero della Giustizia. A incriminare la donna è stato il consigliere legale del governo Avichay Mandelblit.
Israele, soldi pubblici spesi in ristoranti stellati
La condanna contro la 59enne moglie di Netanyahu è basata su quanto scoperto dalla polizia israeliana. E’ venuto fuori infatti che Sara Netanyahu spendeva fondi pubblici per una serie di pasti provenienti da ristoranti stellati, che la signora avrebbe consumato nella residenza del Primo Ministro. La spesa effettuata dalla donna ammonta a un totale di centinaia di migliaia di shekel, 350.000 per la precisione. La somma equivale a più di 80.000 euro.
Secondo la tesi dell’accusa, Sara Netanyahu avrebbe agito insieme a Ezra Saidoff, un alto funzionario dell’ufficio del primo ministro addetto alla contabilità ed ex vice direttore generale dell’ufficio del premier.
L’accusa
Nell’atto di accusa si dichiara che i due avrebbero agito insieme per “addossare allo Stato spese di gestione della residenza ufficiale del premier a Gerusalemme e di quella privata di Cesarea che non erano previste dai regolamenti“.
La donna avrebbe inoltre violato anche le regole interne della residenza governativa. A sua disposizione c’era infatti un cuoco personale, ma la signora preferiva ordinare pasti esterni ignorando i servigi a sua disposizione.
I due ora rischiano la reclusione
Guai in vista per Sarah Netanyahu e Saidof. I due rischiano infatti di finire dietro le sbarre. La polizia li ha infatti avvertiti che, se giudicati colpevoli, rischiano di essere condannati ad un periodo di reclusione.
La notizia tuttavia, stando ai media locali, è infondata. Sarah Netanyahu potrebbe infatti raggiungere un accordo con la magistratura, ma dovrà ammettere i suoi sbagli. La donna dovrebbe inoltre rimborsare lo Stato e restituire la cifra indicata nell’atto di accusa.