MILANO (LaPresse) – Monica Forte, consigliera regionale della Lombardia, spiega il voto contrario del M5S alle Modifiche alla legge regionale sul mercato del lavoro. “Una legge raffazzonata, già pronta per i ricorsi, che finirà per far morire i centri per l’impiego. È una legge da cambiare perché trasforma la disoccupazione in un business finanziato con il denaro dei lavoratori. Con la tendenza prevedibile a concentrare la ricollocazione in mano alle agenzie private e solo su lavoratori facilmente spendibili. A tutto detrimento delle categorie svantaggiate“. A dichiararlo è la consigliera regionale del M5S.
La consigliera della Lombardia spiega le ragioni del no del M5S alle modifiche di legge
Nel corso della discussione del provvedimento sono stati approvati alcuni emendamenti dei pentastellati per il sostegno alla piena occupazione, per garantire ai lavoratori condizioni di stabilità, per l’inclusione sociale di disabili e persone svantaggiate e sulla responsabilità sociale delle aziende e lo sviluppo sostenibile. Sono stati bocciati, al contrario, dalla Lega e da Forza Italia tutti gli emendamenti del M5S tesi a inserire nella proposta di legge il sostegno a politiche attive per le pari opportunità e la non discriminazione nell’accesso al lavoro. E’ quanto si legge in una nota.
Le priorità del M5S sul tema del lavoro
“In questo progetto di legge nulla si fa per migliorare il pubblico che si lascia sfinito al suo destino in uffici dove il personale non basta, i sistemi informatici non funzionano e un lavoratore si deve occupare in media di 150 disoccupati. Abbiamo chiesto di applicare la normativa nazionale che prevede il trasferimento del personale dei centri per l’impiego in capo alla regione. Perché altrimenti il potenziamento dei centri per l’impiego non è realizzabile”.
E conclude: “Abbiamo chiesto anche di stabilizzare il precariato, di correggere le distorsioni del sistema dote-lavoro. Collegando il rimborso della dote all’effettivo inserimento lavorativo. Siamo molto delusi, questa maggioranza ha deciso di condannare i centri per l’impiego“.