ROMA (LaPresse) – L’ape italiana vigila sulla biodiversità e sulla qualità dell’aria della Città Eterna. Ecco cosa viene emergendo dal progetto Apincittà. Una rete coordinata di alveari, dislocata in luoghi strategici e grazie ai quali si potranno acquisire dati di elevato valore scientifico. Si parla di censimento della biodiversità cittadina, di servizio di impollinazione, di monitoraggi mirati sull’inquinamento dell’aria. Di ricerche su effetti indesiderati a danno delle api e della salubrità dei prodotti dell’alveare.
Il progetto prevede di mettere a sistema i piccoli ma numerosi allevamenti di api che ci sono a Roma. Creando fin da subito una rete di dieci postazioni per gran parte già presenti nel Centro Storico o di prossima installazione. L’apiario sperimentale ‘Numero Zero’ è quello della FAI-Federazione Apicoltori Italiani, che oggi sciamerà fino alla sede del Comando CUFA dell’Arma dei Carabinieri. Dove saranno installati tre alveari per attivare la “Postazione Laboratorio Numero 1”.
Già numerose le realtà apistiche individuate e disponibili a entrare in rete
Sembra già tanto, anzi tantissimo, ma il progetto Apincittà non esaurirà solo così i suoi effetti. L’Arma dei carabinieri e la Fai, infatti, d’intesa con il Comune di Roma, intendono uniformare un modello di apicoltura didattica per la biodiversità urbana. Attraverso il quale le scolaresche e la cittadinanza possano avvicinarsi a questi piccoli nuclei di alveari, in tutta sicurezza. Vedere da vicino come funziona una centralina di biomonitoraggio che conta su circa 50.000 api (veri e propri sensori). Quante ce ne sono dentro un solo alveare, nel momento di massimo sviluppo delle famiglie! Apincittà infine, si propone di essere un Progetto ad alto tasso di inclusione. Tutti gli apporti saranno bene accetti. Altre Istituzioni ed Enti di Ricerca potranno aggregarsi. Ciò, per offrire specifiche e mirate collaborazioni su ambiti tecnico-scientifici. Grazie alla multidisciplinarietà dell’ape potranno andare in tante altre direzioni.