LONDRA – Gli dei sono eterni, immortali. Questo vale nel trascendente, in alcuni casi anche per lo sport. E così, il giorno dopo la caduta di uno di quegli immortali, Roger Federer, che ha ceduto il passo a Kevin Anderson al quinto set, un’altra immortale, una dea questa volta, sconfigge gli avversari e il tempo che passa e arriva in finale ai Championships di Wimbledon. L’eterna Serena Williams raggiunge per la decima volta la finale sull’erba di Londra, ma lo fa con soli quattro tornei giocati dall’inizio dell’anno, dopo il lungo stop dovuto alla gravidanza.
Serena è la seconda finalista dopo aver battuto in semifinale la tedesca Julia Georges con il punteggio di 6-2, 6-4. Ora, tra lei e la leggenda c’è solo la tedesca Angelique Kerber. Una contro l’altra come nel 2016, quando l’americana alzò le braccia al cielo e fece segnare il suo nome sull’albo d’oro. Il rientro dopo un anno di inattività è stato duro. Serena ha lavorato moltissimo, in particolare per rimettersi in forma. I primi ‘approcci’ con la racchetta erano stati infatti abbastanza deludenti. Ma un campione, uno di quelli senza età e senza tempo, uno di quelli eterni come dei dello sport, supera i muri che la vita gli presenta davanti.
“Non è ‘normale’ che io sia in finale, ma non sento la pressione. Gioco libera”
“Non mi aspettavo di fare così bene già nel mio quarto torneo – ha dichiarato – Non sento la pressione e gioco libera”. Non è ‘normale’ per me essere in finale – ha aggiunto – Angelique Kerber è un’ottima giocatrice, sta giocando molto bene e dovrò fare attenzione”. A trentasei anni e 293 giorni si confermerà come terza finalista Slam più ‘anziana’ dell’Era Open, giusto dopo un’altra e terna, Martina Navratilova e, guarda un po’, la sorella Venus. Numeri alla mano sono dieci le finali a Wimbledon, rispetto alle trenta raggiunte nei tornei del grande Slam (di cui 23 vinti).
Caccia al record di Slam di Margaret Court
A Londra ha ottenuto sette successi (2002, 2003, 2009, 2010, 2012, 2015 e 2016), un’ottava vittoria la porterebbe ad eguagliare il record Slam di Margaret Court, con 24. Sta bene Serena e il campo l’ha dimostrato, Julia Goerges ha perso per carente motivazione e soprattutto carente esperienza. Perché in semifinale la Goerges non c’era mai arrivata. La partita l’hanno fatta i turni di servizio. La prima a registrarsi sulla risposta avrebbe fatto il salto di qualità. Nella fattispecie è stata Serena che al sesto gioco ha conquistato il primo break. Da lì in poi è un match in discesa. Chiude in poco più di un’ora Serena, quanto basta per dire a se stessa e al mondo di essere tornata grande. Di essere tornata eterna.