SEMINARA – Hanno sparato in due. Fabio Giuseppe Gioffrè è stato freddato nel suo terreno in contrada ‘Venere’. Ucciso con fucili carichi a pallettoni che non si sono fermati neppure davanti ad un ragazzino di dieci anni. Gioffrè è morto sul colpo. Alcuni dei pallini esplosi dai sicari, però, hanno ferito gravemente anche il bambino (all’addome), di origini bulgare, che si trovava con lui. Non è in pericolo di vita, ma è ricoverato in prognosi riservata.
La parentela scomoda
Gli inquirenti non escludono che la vittima possa essere legata all’omonima ‘ndrina attiva a Palmi. Sono certi, invece, i suoi legami con i boss di quella cosca, conosciuti come ‘Ndolu’.
I killer si sono spostati a piedi. Sapevano che Gioffrè a quell’ora si sarebbe recato in campagna a controllare i suoi animali d’allevamento. Hanno fatto fuoco per ammazzare. Eliminato l’obiettivo si sono dileguati senza lasciar traccia.
Le intercettazioni
La vittima, stando alle risultanze investigative emerse in una precedente indagine (operazione ‘Artemesia’), sarebbe un cane sciolto. Il papà, Vincenzo Giuseppe Gioffrè, occupava una posizione di rilevo nel panorama criminale della zona. Tuttavia il figlio, rileggendo alcune intercettazioni di mafiosi che parlano di lui, non era ben visto dal gotha ‘ndranghestista. Troppa intemperanza.
Sul caso ora sono al lavoro i militari dell’Arma coordinati dalla procura di Palmi e dalla Dda di Reggio Calabria. Gli investigatori già nelle prossime ore proveranno a chiarire se si sia trattato di un omicidio consumato per logiche mafiose o eseguito per punire uno sgarro.