Roma (LaPresse) – “Mi descrivono come Belzebù, evidentemente non mi conoscono. Sono il tipo più pacioso del mondo, un giornalista corretto, non sono abituato a offendere nessuno. Tantomeno le istituzioni. Si sta facendo un gran baccano. Ma non ci saranno problemi“. Lo dice Marcello Foa, indicato come muovo presidente della Rai, in un colloquio con il Messaggero dalla Grecia dove si trova in vacanza. “Gli attacchi fanno parte del gioco ma io non ho chiesto nulla, non sono uno che briga, non ho mai frequentato un Palazzo“, dice ancora non nascondendo il suo stupore “che abbiano pensato, all’unanimità, di fare il mio nome“.
Foa pensa ad una Rai “da riportare al suo vecchio splendore”. “Ho sempre ammesso di essere soprattutto un giornalista, di avere questa meravigliosa professione nel sangue, e d’ora in poi questa mia passione verrà esercitata ancora di più, ma per permettere ai colleghi della Rai di lavorare nel migliore dei modi“, conclude.
Il nuovo presidente descrive cosa ha portato alla sua nomina
“Tutto è avvenuto molto all’improvviso – spiega Foa -. Giovedì sera sono stato contattato da Roma e mi è stata chiesta la disponibilità a ricoprire un incarico molto prestigioso in RAI, molto verisimilmente quello di presidente. Non era ancora una proposta ufficiale ma un sondaggio di disponibilità oltre a un attestato di stima nei miei confronti. Pensavo che la cosa avrebbe necessitato di tempo, come è prassi in questi casi, con colloqui e negoziati, invece venerdì mattina, per il mio stupore, mi è giunta una telefonata nella quale mi si comunicava che c’era consenso unanime sul mio nome e che sarei quindi stato proposto al consiglio dei ministri. Ho dovuto decidere sui due piedi“.
“Sono onorato per come si è sviluppata la vicenda, ma anche colpito e un po’ frastornato. Non è facile decidere di cambiare vita in pochissimi minuti ma io ho preso la mia decisione, rinfrancato dal fatto che ci fosse consenso unanime attorno al mio nome per la mia carriera giornalistica, per il profilo accademico e non da ultimo per il percorso al Corriere del Ticino, visto come sinonimo di garanzia intellettuale e di indipendenza giornalistica. Questo è un attestato di grande importanza per il nostro Gruppo” conclude.