ROMA – Luciano D’Alfonso alla fine ha scelto il Senato, non è più il governatore dell’Abruzzo. Eletto in Parlamento, il politico Pd, a pochi mesi dalle elezioni abruzzesi, ha preferito Roma. Mantenere entrambe le cariche (presidente della Regione e senatore) non è consentito dalla legge. C’è incompatibilità.
Non ci è ancora dato sapere se correrà alle elezioni, ma la scelta potrebbe esser stata dettata dalla stessa contingenza politica. Una sorta di ‘fuga’ verso le aule parlamentari per paura di non essere rieletto. Oppure, altra ipotesi, vorrebbe far slittare al 2019 il rinnovo della giunta abruzzese. A D’Alfonso serve tempo: vuole farsi trovar pronto per contrastare l’avanzata delle destre e del Movimento 5 Stelle al Sud.
Le regionali, per la Lega, saranno un banco di prova importante: serviranno a verificare se lo sfondamento ne Mezzogiorno è realmente avvenuto. I 5 Stelle, invece, le useranno per per accertare se il loro consenso meridionale sia stato o meno scalfito dal nuovo ruolo che hanno assunto: da fervidi oppositori a forza di governo.
Il rischio della scelta di D’Alfonso
“Il 7 settembre farò un grande evento a Pescara per spiegare agli abruzzesi tutto quello che ho fatto durante la mia presidenza“, spiega D’Alfonso in una intervista a Repubblica. Ma la questione sta tutta qui. Molto spesso gli amministratori locali, che scelgono la strada romana a quella locale, non vengono compresi dai propri cittadini e di conseguenza puniti nelle urne. Vale se D’Alfonso si ripresenterà e, ancora di più, vale se il Pd sceglierà un altro rappresentante da far correre alle consultazioni elettorali. Insomma, in ogni caso la mossa appare scivolosissima per i Dem già in crisi nerissima. Soprattutto al Sud.
Primo banco di prova per i partiti di governo. L’Abruzzo terra di conquista leghista?
Prima delle Europee del 2019, vera data politica spartiacque, le regionali in Abruzzo saranno un importante banco di prova per i due partiti di governo del paese. Sia per la Lega di Matteo Salvini che per il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio, sarà l’occasione per verificare il consenso conquistato, mantenuto o eventualmente perso. Per il Carroccio è l’opportunità di dimostrare di aver sfondato definitivamente al Mezzogiorno. E, soprattutto, di dimostrare che la destra unita è un modello vincente. Per i 5 Stelle di risalire la china dopo un periodo in cui il protagonista incontrastato è stato il segretario leghista. In ogni caso sarà un banco di prova per il governo. E’ la prima prova elettorale importante per valutare l’operato dell’esecutivo gialloverde.
Regionali posticipate. Il Pd prende tempo?
Anche se lo stesso D’Alfonso ha smentito, la sua scelta per una serie di motivi tecnici e burocratici, potrebbe far slittare la data delle elezioni. Il che, per il Pd, potrebbe non essere un male. In questo momento i Dem sembrano annaspare alla ricerca di una linea politica e di una leadership che non c’è. Se le elezioni saranno rimandate al 2019, con il congresso già fatto, potrebbero avere una chance in più teoricamente parlando.