WASHINGTON – Dai conti bancari all’estero non dichiarati all’appropriazione indebita, passando per la frode fiscale e bancaria. Sono questi i reati di cui si assume la responsabilità Rick Gates, dichiarandosi colpevole in cambio di una riduzione della pena.
La maggior parte dei reati sarebbero stati compiuti su ordine o con la complicità di Paul Manafort, il lobbista che guidò la campagna elettorale di Donald Trump nell’estate del 2016. La confessione va ad inserirsi nel più ampio contesto dell’inchiesta sul Russiagate, di cui si occupa lo ‘special counsel’ Robert Mueller.
Anche il presidente Trump ha dimostrato con un tweet il suo interessamento. “Volgendoci indietro alla storia chi è stato trattato peggio, Alfonse Capone, mafioso leggendario, assassino e nemico pubblico numero uno, o Paul Manafort, consulente politico e uomo di Reagan e Dole, che ora è in isolamento sebbene accusato di nulla? Dov’è la collusione russa?” ha scritto sul social.
Il ‘tesoro’ nella confessione di Gates
E’ una vera e propria miniera di informazioni quella che si è aperta con la dichiarazione di Gates. Sia dal punto di vista fiscale che da quello delle indagini. Quindici conti bancari a Cipro, non dichiarati al governo degli Stati Uniti ‘su richiesta di Manafort’. Ma non solo. Gates sarebbe anche colpevole di falsificazione di documenti bancari. Lo scopo quello di ottenere prestiti, volti a finanziare lo stile lussuoso di vita di Manafort.
Il giro di affari dal Cremlino all’Ucraina filorussa
Ma da dove venivano i soldi sottratti al fisco statunitense? Secondo quanto affermato da Gates gran parte proveniva dall’Ucraina. Più precisamente dal circolo degli oligarchi di Viktor Yanukovych. Gates e Manafort avevano già precedentemente lavorato con l’ex presidente ucraino appoggiato dal Cremlino. Ma secondo l’accusa ci sarebbe molto di più. Gran parte dei sessanta milioni ricevuti dagli oligarchi ucraini non sarebbero stati dichiarati. Inoltre sarebbero più di trenta i conti bancari non notificati.
La risposta della difesa Manafort
Resta ora il contro-interrogatorio a cui dovrà sottoporsi Gates. Che è colpevole già del reato di falsa testimonianza. Le prime deposizioni all’Fbi non sono risultate veritiere. Per la difesa del lobbista Manafort sarebbe stato completamente all’oscuro delle operazioni effettuate da Gates. “E’ stato colto con le mani nella scatola dei biscotti” hanno riferito i legali in aula. La risposta dell’accusa nell’illustrare lo stile di vita di Manafort, come ad esempio l’acquisto di una giacca da 15mila dollari.