Roma – La strada della revoca delle concessioni va avanti, ma è lastricata dalle ‘cattive intenzioni’ di quanti, anche in seno alla maggioranza, non la vedono di buon occhio. Se il premier Giuseppe Conte annuncia la ‘contromossa’, possibile annullamento e non revoca del contratto con Autostrade.
In tanti si mettono di traverso
Dai governatori Luca Zaia (Lega) e Giovanni Toti (Fi) passando per le perplessità di un pezzo da novanta del Governo come Giancarlo Giorgetti. D’altronde, i Benetton sono imprenditori del Nord Est e, se la Lega proseguisse sulla via del coraggio, per la prima volta andrebbe a incrinare la fiducia di un pezzo deluso elettorato.
M5s è più determinato che mai
Alessandro Di Battista che torna in campo, reduce di giro del mondo insieme alla famiglia, e in un post su Facebook sostiene tassativo: “Si deve andare diritti con la revoca delle concessioni autostradali. Punto“. L’ex parlamentare si rivolge a un immaginario popolo di sinistra, invitandolo a sostenere la nazionalizzazione di Autostrade – in Parlamento, sottinteso -. Che il ‘più amato’ dei Cinquestelle abbia subodorato l’incertezza del Carroccio e cerchi la sponda in aula tra i voti di LeU e Pd?
Forse retroscena troppo contorto
Di certo ‘Dibba’ mette il dito nella piaga e apostrofa l’immaginario interlocutore di sinistra: “Avresti voluto che questa posizione l’avesse assunta il partito erede di Berlinguer, ma quel partito non esiste più e Berlinguer si sta rivoltando nella tomba. Sei diventato come un Brunetta qualsiasi anche se citi Gramsci“.
Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia propone di superare il pedaggio
La sponda di centrodestra del Governo si fa sentire. Per Toti non è una soluzione “tornare alla Prima Repubblica”. L’azzurro più vicino a Salvini dice ‘no’ alle “guerre di religione” sulle concessioni autostradali e lancia un avvertimento neppure troppo velato: “Qualunque decisione prenderà il Governo non dovrà essere sulla pelle dei genovesi“.
Il turboleghista Zaia perde l’aplomb verso il suo esecutivo
“Se si fa la statalizzazione delle autostrade e non si cambiano le regole si va al massacro. Al bagno di sangue“. Il presidente del Veneto sottolinea poi come, a regole invariate, “è più efficiente il privato del pubblico“.
Maurizio Martina favorevole all’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta
“Accertare le responsabilità del crollo del ponte Morandi e creare una ‘Zes’ Genova: una Zona economica speciale, aggiuntiva a quelle già attivate in altri porti italiani, “per aiutare con il credito d’imposta e le semplificazioni burocratiche chi investe nella logistica portuale della città“.