Milano – È un ‘no’ forte quello che arriva dal Nord alla nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia. I governatori di Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia non vedono infatti di buon occhio l’ipotesi avanzata dal governo: non si tratta certo di promuovere l’azione di Autostrade dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova, costato la vita a 43 persone, ma il ritorno al passato riporta alla memoria debiti e inefficienze che i presidenti vogliono evitare.
A guidare il dissenso è Giovanni Toti
Prima ancora di diventare commissario per l’emergenza di Genova, aveva espresso parere contrario all’ipotesi di statalizzare le strade con pedaggio e al Meeting di Rimini ha ribadito la sua posizione, snocciolando le cifre del fallimento della gestione ‘pubblica’: circa 2.480 miliardi di debiti. “Non è che quando lo Stato faceva il gestore si stava meglio – ha precisato – Si starebbe meglio se sapessimo applicare la divisione secondo cui chi è capace gestisce, e il privato l’ha dimostrato in molti casi, e lo Stato controlla davvero e non è connivente con il privato“.Toti sa bene di avere i riflettori puntati addosso per la gestione dell’emergenza dal giorno della tragedia, e non ha mancato di far sentire la propria voce, soprattutto con Autostrade.
Il parere della commissione del Mit
secondo cui i due monconi del ponte sono a rischio crollo, il governatore ligure ha esortato la società a comunicare “immediatamente” cosa intende fare, ricordando che a questo punto si rende necessario “l’abbattimento il prima possibile”. Allo stesso tempo, Toti sa anche di essere un esponente di punta di quel partito, Forza Italia, tenuto ai margini dal governo giallo-verde e il suo ‘no’ sembra essere un monito alla Lega, con cui governa la Liguria.
Leghista è anche il presidente della Lombardia, Attilio Fontana
Ha definito “lontana mille miglia” dalla sua cultura la nazionalizzazione delle autostrade, proponendo una ricetta che sposta proprio verso gli enti territoriali il controllo dei concessionari. Fontana ammette che oggi ci sia uno squilibrio a favore dei privati nei rapporti col pubblico: il privato detta le regole e il pubblico le subisce.
Per il presidente lombardo, è il pubblico “a dover controllare
“Il privato faccia tutto quello che deve fare affinché i cittadini abbiano il meglio possibile“. Controllo auspicato anche da Massimiliano Fedriga, governatore friulano, che ha evidenziato l’importanza della supervisione diretta delle istituzioni sulle grandi opere, portando a esempio la propria esperienza di commissario per la Terza Corsia della A4.
Le dichiarazioni dei governatori rischiano di pesare in modo significativo nel dibattito
Tutti e tre i presidenti sono diretta espressione della Lega o guidano esecutivi che includono il Carroccio. Il loro “no” di fatto boccia uno dei cavalli di battaglia storici del Movimento 5 Stelle.