New York (LaPresse/AFP) – Il presidente americano, Donald Trump, ha sbloccato mercoledì vari detrattori che aveva bloccato su Twitter, piegandosi apparentemente alla decisione pronunciata da una giudice federale a maggio. Il repubblicano era stato accusato da sette persone, che affermavano minasse la loro libertà d’espressione impedendo di reagire alle sue innumerevoli dichiarazioni su Twitter. Bloccati, quegli utenti non potevano infatti né leggere i tweet del presidente, né commentare o scrivergli sul social media. Il 23 maggio scorso, la giudice federale di New York Naomi Reice Buchwald aveva ordinato al miliardario repubblicano di sbloccare quei contatt. Il ministero della Giustizia aveva annunciato che avrebbe presentato ricorso contro la decisione.
A maggio la decisione del giudice, ora il presidente sblocca gli utenti
Donald Trump non ha il diritto di impedire ai suoi critici di seguirlo su Twitter. Lo ha stabilito un giudice federale di New York. La possibilità di reagire ai frequenti tweet presidenziali, commentandoli, fa parte dell’esercizio della libertà di espressione protetta dal primo emendamento della Costituzione, secondo il giudice Naomi Reice Buchwald. Trump viola quindi questo principio bloccando alcuni detrattori sul suo account Twitter personale @realDonaldTrump, seguito da altri 52 milioni di account.
Il giudice ha spiegato di aver valutato, a partire dal diritto garantito costituzionalmente, se un funzionario del governo possa bloccare una persona sul proprio profilo social in reazione alle opinioni politiche espresse. E se possa essere un’eccezione il fatto che si tratti del presidente degli Stati Uniti. Non trovando però fondamenti giuridici per nessuna delle due questioni.
La denuncia è partita da sette persone “bloccate”
Il caso è partito da una denuncia presentata dal Knight Institute. Un’organizzazione in difesa della libertà di espressione con base alla Columbia University. Per conto di sette persone ‘bloccate’ da Trump. Tra loro un comico newyorkese, un professore di sociologia nel Maryland, un poliziotto texano e una cantante di Seattle. Il blocco ha impedito loro di vedere i tweet pubblicati quasi quotidianamente dal presidente e di rispondere loro direttamente. Possono ancora scrivere tweet al presidente, ma lui non li vedrà. I loro commenti sono meno visibili perché non appaiono tra le reazioni a quanto scrive Trump, uno dei primi leader ad aver reso il suo account Twitter suo strumento di comunicazione preferito.
Il Knight Institute ha elogiato la sentenza come “una meticolosa applicazione dei principi del primo emendamento contro la censura governativa su una nuova piattaforma di comunicazione”. “La pratica del presidente di bloccare i suoi detrattori su Twitter è perniciosa e incostituzionale”, ha rimarcato Jameel Jaffer, direttore dell’organizzazione. Non è chiaro quante persone Donald Trump abbia bloccato su Twitter, ma alcune stime indicano diverse centinaia.
Il giudice Buchwald non ha emesso un’ingiunzione specifica per ordinare al tycoon di “sbloccare” queste persone. Ritenendo che spettasse al presidente farlo interpretando il suo giudizio. “Speriamo che la Casa Bianca applici semplicemente la decisione della corte”, ha detto un portavoce del Knight Institute, Ujala Sehgal, all’AFP, “se non lo farà, siamo pronti a intraprendere azioni legali”.