ROMA – Servono fondi. Se il governo vuole rendere reale la flat tax ha bisogno di rinvenire soldi. Tanti. Dopo lo scontro a distanza tra Luigi Di Maio e Giovanni Tria è stato proprio il ministro dell’Economia a proporre la soluzione: “La finanzieremo con un riordino profondo delle tax expenditure”. Il dicastero di via XX Settembre è pronto a falciare deduzioni, esenzioni, detrazioni e regimi speciali.
Un taglio da 75 miliardi
I potenziali tagli raggrupperebbero un bottino da 75 miliardi. Sono 646 le voci su cui lavorare: alcune rappresentano sgravi importanti, come gli sconti su spese sanitarie e prime abitazioni per le persone con redditi bassi. Altre, invece, avvantaggiano poche persone e determinate lobby.
Un ginepraio di 636 voci
A tracciare le agevolazioni da tagliare è stato l’Ufficio valutazione impatto del Senato: 466 sono spese fiscali erariali, 170, invece, ha riportato Il Fatto, sono locali: sommate raggiungono quota 75,2 miliardi.
Intoccabile l’agevolazione sulla prima casa
Fatta eccezione per la misura sula prima casa e sulle spese sanitarie le altre favoriscono pochi cittadini e lobby imprenditoriali come quella degli armatori.
Oggi Di Maio è in Cina. Ieri ha criticato l’atteggiamento di Tria, augurandosi il collega dell’esecutivo Conte trovi le soluzioni per finanziarie le riforme presenti nel contratto di governo. “Non c’è nessuna richiesta di dimissioni – hanno spiegato i vertici del Movimento. – Il ministro Tria non è a rischio ma deve tenere conto delle richieste, che sono parte del programma e che hanno ricevuto il sostegno di 11 milioni di italiani”.
Anche il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha invitato il capo del dicastero dell’Economia all’elasticità: “Non rischi, ma sia più flessibile con le virgole”.
