MILANO – “Quando si guardano le serie tv, soprattutto i giovani si sentono attratti dall’immagine di Pablo Escobar e vorrebbero ripetere le sue azioni”. Parole di Juan Pablo Escobar, figlio del trafficante di droga colombiano.
Da Narcos a Gommora
Proprio come succede con Gomorra. Le gesta di Sangue blu, Genny Savastano e Ciro l’immortale in alcuni casi creano ‘dipendenza’ nei più giovani. Determinano attrazione verso il male. Chi guarda quel prodotto cinematografico, se non ha una struttura solida, dei principi già ben impiantanti nel proprio essere, rischia la deriva.
L’ibristofilia
Il figlio del ‘re’ della droga ha criticato la serie televisiva Narcos messa in onda da Netflix. “La storia di mio padre è stata utilizzata in modo irresponsabile”. E il perché avrebbe una base scientifica, medica: “L’ibristofilia in psicologia rappresenta l’attrazione che le persone tendono a nutrire nei confronti di delinquenti – ha raccontato l’uomo a Radio 2. – Credo dal mio punto di vista che i produttori televisivi abbiano saputo sfruttare al meglio questo concetto. Cercando di creare un alone di attrazione attorno alla figura fatale di mio padre, raccontando storie caratterizzate esclusivamente dalla violenza. Mio padre ha sfidato la democrazia e un intero paese e questo ha fatto si che la sua figura attraesse molte persone. Quando si guardano le serie tv, soprattutto i giovani si sentono attratti dall’immagine di Pablo Escobar e vorrebbero ripetere le sue azioni”.
Le critiche di Juan Pablo Escobar
Juan Pablo Escobar, intervistato da Massimo Cirri e Sara Zambotti, durante la trasmissione Caterpillar ha pure evidenziato alcune inesattezza raccontate dalla seria sulla storia del padre: dalla squadra per cui tifava ai 2 milioni di dollari bruciati per scaldare la sorella. Non aveva simpatie per Atletico Nazionale di Medeiguin e non ha bruciato alcun soldo: “In Colombia c’è legna in abbondanza”.
Non ci sono buoni
E se in Narcos c’è almeno la Dea a rappresentare il ‘bene’, anzi, i buoni che danno la caccia al male, gli americani che, collaborando con l’esercito colombiano, cercano di catturare ‘Pablito’, in Gomorra lo Stato non c’è. E l’effetto sui giovani prodotto dalla serie italiana, spesso, è proprio quello raccontato dal figlio del colombiano.
Le storie sui ‘narcos’ attirano. Dopo i colombiani Netflix ha trattato i cartelli messicani. El Chapo è stato un altro successo. E anche nella parabola di Joaquín Archivaldo Guzmán Loera il bene è qualcosa di imperscrutabile. Lo Stato viene dipinto come un’entità corrotta in ogni sua componente. E quando qualcuno cerca di contrapporsi al sistema viene travolto, distrutto.