Roma (LaPresse) – “Se il governo attuale avesse confermato gli obiettivi ereditati dal governo Renzi e Berlusconi e coerenti con il fiscal compact avrebbe portato il Paese in stagnazione”. Lo dice Stefano Fassina, deputato di Leu e membro della Commissione Bilancio della Camera, su Radio Cusano Campus. “Evitare un ulteriore colpo di austerità è condizione necessaria. Poi vedremo quando presenteranno il disegno di legge di bilancio con le misure nel dettaglio, vedremo questo spazio finanziario come verrà utilizzato – ha aggiunto. Però la forzatura fatta sul fiscal compact, in termini macroeconomici, è necessaria e ragionevoli. Ora si strappano i capelli e fanno il tifo per lo spread con il deficit al 2,4%, ma nella scorsa legislatura la media del deficit era al 2,6%. Dopo Berlusconi e Monti il debito pubblico è aumentato di 12 punti percentuali”.
Per il deputato di LeU l’Italia aveva bisogno di tale manovra finanziaria
“Sono almeno 20 anni che non si fa una manovra espansiva, si fanno manovre recessive – ha spiegato Fassina – Quelle di Renzi e Gentiloni sono state sostanzialmente neutrali, che poi incidono negativamente sull’economia. Quindi nonostante le manovre restrittive, il debito non diminuisce. Io sono all’opposizione di questo governo, ma se ci sono cose serie fatte da questo governo io lo dico. Se continua l’attacco politico interno ed esterno a questo governo e si fa impennare lo spread, è chiaro che la manovra non avrà effetti espansivi. Se invece questa manovra si svilupperà in un contesto in cui i tassi di interesse rimarranno sotto controllo, allora questa manovra può dare modesti effetti espansivi. Comunque ribadisco che rispetto al passato è un’inversione di rotta necessaria”.
Quanto al reddito di cittadinanza, “dipende come verrà fatto – ha dichiarato Fassina – E’ un reddito legato alla disponibilità al lavoro. Io spero che mantenga l’impianto dell’attuale reddito d’inclusione e aumenti le risorse, estendendo la platea dei beneficiari. Questa misura è di contrasto alla povertà, ma che deve stare dentro a un rilancio dell’economia. Servono investimenti pubblici che vanno attivati in piccole opere. Invece su questo noto una certa timidezza, aumentarli di 0,2 nel primo anno e 0,4 nel secondo anno. Questo è il punto che noi critichiamo: ci sono pochi investimenti pubblici e l’occupazione non la crei, perché c’è troppa poca domanda da parte delle imprese”.