Roma – Non ha evocato cigni neri o fantomatici piani B per uscire dall’Euro, ma anche questa volta l’intervento del prof (come ama definirsi lui stesso) Savona non è stato di certo banale. Davanti alla platea dei cronisti della stampa estera, il ministro degli Affari europei ha detto la sua su Def, Europa, mercati e anche sulle previsioni di crescita.
Lo scenario è rassicurante
“Il programma di governo presentato è da un punto di vista di logica economica molto preciso ed è a mio avviso moderato e necessario. Il 2,4% di deficit è il minimo per muoversi in una condizione di cautela e moderazione“.
E qui arriva la stoccata a Bruxelles
“Dicono che sia troppo? L’Unione europea tiene il pilota automatico in questa situazione, allora se rischia di andare contro un iceberg tiene il pilota automatico lo stesso?“. Ecco allora che se l’economista sardo “esclude come lo stesso documento su Economia e Finanza possa mettere in dubbio “la stabilità finanziaria dell’Italia e dell’Europa“.
“Le previsioni per il Pil futuro sono quasi ‘strabilianti’
“Io ritengo tecnicamente che noi possiamo arrivare al 2% di crescita nel 2019 invece che dell’1,5% e al 3% nel 2020“, scandisce davanti a giornalisti di tutto il mondo, lanciandosi in una previsione che supera anche il superottimista vicepremier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio.
In campo economico bisogna guardare con forza il presente, che parla di uno spread schizzato a 303 punti base dopo la prima risposta dell’Ue alla lettera inviata dal governo gialloverde.
In questa situazione forse qualche altro ministro potrebbe accusare il ‘colpo’
Savona, dall’alto dei suoi 82 anni appena compiuti, ostenta tranquillità. “I mercati si sono comportati moderatamente, noi stessi ci aspettavamo altro. Non siamo preoccupati dai mercati – replica brandendo i suoi ormai caratteristici occhiali a mezz’asta -. Anzi, posso dirvi che per me la prova dei mercati è superata“.
Il futuro dell’economia italiana passa da qui: la speranza è che l’all-in del Def paghi
L’ancora di salvezza anche per lui rimane la Bce, perché nessuno “ha interesse che l’Italia entri in una grave crisi”. Meglio allora vedere lo Stivale entro l’Eurozona, con un Pil a grande velocità, sfruttando un cambiamento che va “europeizzato”. Per Savona il futuro dell’economia italiana passa da qui: la speranza è che l’all-in del Def paghi.