ROMA – Radicali e rassicuranti, normali ma grandi. E’ questa la fotografia della prima giornata di Piazza Grande, la convention con cui Nicola Zingaretti ha lanciato la sua corsa alla segreteria del Partito Democratico. “Non vogliamo continuare sulla strada che ci ha fatto fallire. Noi vogliamo cambiare strada. Costruire una nuova speranza per questo paese“, le parole del governatore del Lazio sono chiare.
Abbandonare la stagione e la sbornia renziana, immettersi sulla corsia di una sinistra moderna e rinnovata. Con volti credibili. Ci riuscirà? Sarà il tempo a dirlo. Intanto sembra imminente la candidatura renziana di Marco Minniti, l’ex ministro degli interni che in tanti nel Pd vedono come “l’ala destra del partito“.
La richiesta dei militanti: “Una sinistra normale e popolare”
Una sinistra popolare, ‘normale’, non liquida e arrogante come il passato renziano. Questo chiedono in tanti. “Un partito che rappresenti gli ultimi. Ridurre diseguaglianza e redistribuire ricchezza, questo mi aspetto da Nicola Zingaretti“, così Martina Francia giovane precaria della provincia di Bergamo.
“Lavoro, lavoro, lavoro. C’è bisogno di affrontare il tema della precerità e della disoccupazione, dell’impatto della tecnologia nel lavoro. Perché se non c’è lavoro non c’è democrazia“, le fa eco Nicola Trenta di Catania. “Dare diritto di cittadinanza nel Pd a tutte le sensibilità. Deve finire l’epoca dei rottamatori“, aggiunge Michela Perrella, ‘vecchia’ e storica militante romana.
Zingaretti: lealtà e non fedeltà. Un nuovo gruppo dirigente
“Si è cercata non la lealtà ma la fedeltà. Dobbiamo rigenerare una cultura politica che abbia come anima l’apertura, l’inclusione, lo spirito di servizio“, così un applauditissimo Zingaretti rivolto verso la platea. Platea eterogenea, transgenerazionale e trasversale agli schieramenti.
In sala ci sono tanti big: Roberta Pinotti, Dario Franceschini, Luigi Zanda, Ermete Realacci, Giuliano Poletti. C’è tutto il ‘corpo maggiore’ di Andrea Orlando, lui compreso: “E’ una giornata importante“. Centinaia di amministratori, tante realtà associazionistiche e volontaristiche, tantissimi curiosi. Speranzosi. Perché è forse questa la parola giusta per descrivere la giornata: speranza. Speranza che potrebbe cozzare proprio con lo schieramento di correnti presenti in sala.
L’ex ‘ministro di ferro’ Minniti vs il ‘popolare’ Zingaretti
Dall’altro lato del partito, intanto, la candidatura di Marco Minniti è sempre più ‘reale’. L’ex ministro sarebbe il collante tra una parte della sinistra Pd e il renzismo. In molti, qui all’Ex Dogana con Zingaretti, lo definiscono un pre-salviniano.
Si prevede un congresso che potrebbe portare, quale sia l’esito, ad una scissione. Ma tant’è. Intanto inizia a prendere piede l’idea di Maurizio Martina candidato. Il segretario uscente difficilmente avrebbe chance di vittoria, ma sarebbe un candidato di peso: solo poche settimane fa ha portato 70mila persone in piazza. Il congresso, sia pure informalmente, è iniziato. E i toni sono destinati ad alzarsi.