ROMA – “La maggioranza che litiga. Non è un governo, è wrestling“, una affermazione del genere potrebbe essere accettabile se ascoltata in un bar o in un autobus. Forse, addirittura, in un talk show televisivo. Per terminologia diventa assai difficile credere che a pronunciarla sia stato un ‘leader’ dell’opposizione all’esecutivo Lega-5Stelle. Diventa paradossale se a dirlo è Matteo Renzi. Proprio così, con queste poche parole l’ex premier inizia una lungo ragionamento nella sua ultima e-news, la newsletter con cui aggiorna i suoi fan. Perché se c’è una costante nell’azione politica di Renzi alla guida del paese e del Pd, l’unica parola mantenuta, è quella di aver litigato con tutti. Ma proprio tutti. A lasciare di nuovo basiti, in seconda battuta, è totale assenza di linea politica e proposta alternativa nel discorso renziano. Si limita tutto ad un adolescenziale, quanto perdente, “quando c’ero io”.
L’unica linea politica di Renzi: insultare tutti gli altri
“Ogni giorno litigano. Una volta è sul reddito di cittadinanza, una volta è sulla prescrizione, una volta è sul decreto Sicurezza. Poi fanno la pace. E il giorno dopo ripartono.Fanno credere di picchiarsi, ma è tutta una finta”. La narrazione che l’ex sindaco di Firenze ha deciso di mettere in campo è priva di qualsivoglia linea politica. Oltre, come detto, ad essere stucchevole visti i trascorsi divisivi del personaggio in questione. Senza entrare nel merito di questioni politiche, manca totalmente nell’opposizione di Renzi la disarticolazione delle proposte degli avversari mediante proposta politica e offerta di alternativa. Salvini e Di Maio, piaccia o meno, una strategia ce l’hanno. L’ex segretario Pd si limita ad insultare gli altri, dimenticando spesso che l’oggetto delle sue critiche spesso è volentieri è un comportamento assunto da lui nel passato. L’unica ‘proposta’ che Renzi mette in campo è sempre la stessa: quando c’ero io o, peggio ancora, “se ci fossi ancora io”, non tenendo conto che a dirgli ‘addio’ sono stati milioni di cittadini italiani alle ultime elezioni. Ma tant’è.
La frustrazione che perseguita Renzi: ancora il referendum
“Penso che dopo i primi mesi di questo Governo GialloVerde sia chiaro a tutti perché la riforma costituzionale servisse al Paese”, si legge ancora. Matteo Renzi dovrebbe far pace con i suoi demoni, con le sue frustrazioni che lo perseguitano giorno e notte. Il Referendum l’hanno bocciato 20 milioni di persone. Punto. “Che fine hanno fatto oggi i puristi della Costituzione scandalizzati due anni fa dalla soppressione del CNEL e dalla fine del bicameralismo perfetto e oggi silenziosi davanti ai progetti che vogliono esautorare il Parlamento e mettere in discussione la separazione dei poteri?”. Ennesimo errore. La sua riforma presentava delle falle clamorose. L’autocritica non è un concetto renziano però. E, soprattutto, tutto si può dire del governo Lega-5Stelle, ma non che non trovi opposizione negli organi di stampa e nei salotti tv. Sarebbe una fake news delle peggiori. Anche in questo caso l’ossessione per il passato, per quanto fatto nei 1000 giorni di governo non è una linea politica, non ha efficacia.
Il Pd prigioniero del renzismo
Se il Pd e il variegato quanto in crisi mondo della sinistra vuole ritornare ad avere un ruolo nel paese e nello scacchiere politico deve trovar e una linea politica. E di certo non può essere un revanchismo di serie b portato avanti insultando tutti gli altri. Non può essere, in ultimo, la riproposizione del personaggio che tutto questo l’ha causato. Per il suo bene il Partito Democratico farebbe bene ad archiviare la stagione appena passata. Ed anche con un atto politico di forza. Perché vi è una certezza guardando in faccia alla realtà: risalire la china del consenso è difficilissimo. Risalirla con Matteo Renzi alla guida non è possibile. Non è pensabile.