Roma– Il dialogo costruttivo tra Europa e Italia deve partire da una condizione di parità: nessuno dei due attori è subaterno all’altro o in una condizione di superiorità.
Sergio Mattarella parla all’università di Lund, in Svezia e tira una stoccata all’Unione
“L’Italia ha le sue colpe ma l’Unione non può essere “semplice unione doganale, una sorta di comitato d’affari“. “L’Europa vive oggi una fase complessa. Una situazione nella quale le sollecitazioni e le scosse che l’edificio comune deve assorbire sono intense” dice il capo dello Stato davanti a una sala gremita da giovani.
“Nessuno dei padri fondatori negò mai che il percorso di integrazione potesse essere faticoso” ma “se è questo lo spirito, dirimente è allora un chiarimento introspettivo sulla direzione di marcia che i popoli europei intendono percorrere”.
Mattarella non ha mai negato la sua ferma convinzione nell’appartenenza all’Unione, ma ha sempre sostenuto anche la necessità di cambiarla. Insomma Europa sì ma non così. La strada intrapresa ha fatto registrare negli anni una perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni di Strasburgo e questo potrebbe celare un ritorno a “mostruisità del passato” che cui lezioni non vanno dimenticate.
Per questo serve una svolta dell’Europa e nell’Europa, e su questa strada tutti i Paesi membri devono esserne protagonisti. Serve una Ue “che tenda ad offrire ai suoi figli – ovunque siano nati – le stesse opportunità. Un’Europa ove la ‘Generazione Erasmus’ e la stessa ‘Generazione dell’Euro’”
Mattarella non si stancherà mai di ripetere che bisogna “assicurare alle generazioni future un orizzonte di pace e di crescente e diffusa prosperità, come quello che ha segnato la storia europea dal dopoguerra ad oggi, vuol dire essere consapevoli che, nella storia, i passi indietro sono possibili“.
“E’ responsabilità comune far si’ che la attuazione dei principi elaborati a Goteborg sia parte dell’agenda che animerà il dibattito in vista dell’ormai non lontano avvio del prossimo ciclo istituzionale, con l’appuntamento elettorale per il Parlamento europeo” ricorda l’inquilino del Colle, responsabilità di cui ogni Paese membro deve farsi carico. Nessuno escluso.