Roma (LaPresse) – I carabinieri della Compagnia di Anzio stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Velletri, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Dispone l’arresto per 10 persone ritenute responsabili in concorso fra loro di acquisto, detenzione e spaccio di cocaina. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa. Che è stata portata avanti dai carabinieri della Tenenza di Ardea, nel primo semestre del 2017. Ha avuto inizio a seguito di alcuni controlli effettuati sul litorale ardeatino. E’ emerso che alcuni soggetti gravitanti nell’area e con precedenti specifici avevano ceduto delle dosi di cocaina.
E’ stata smantellata un’articolata piazza di spaccio
L’indagine ha consentito, attraverso il monitoraggio degli indagati, di scoprire l’esistenza di una proficua e redditizia attività di spaccio nella zona. E’ stata ortata avanti fondamentalmente da un gruppo di soggetti a capo del quale vi era uno degli arrestati di oggi. Oltre ad approvvigionare i suoi collaboratori di cocaina, aveva messo in atto un vero e proprio sistema basato sulla costante presenza di uno spacciatore. Era pronto a portare la droga in uno degli 11 luoghi di spaccio del litorale tra Lavinio e Tor Vajanica, con un vero e proprio cambio turno.
Per la ricezione dell’ordine veniva utilizzato sempre lo stesso telefono, passato in consegna da uno spacciatore all’altro. Proprio la dinamicità degli spacciatori e il numero elevato di luoghi di incontro per la cessione dello stupefacente ha reso particolarmente difficili gli accertamenti da parte degli investigatori. Il modus operandi era sempre lo stesso. Il richiedente contattava lo spacciatore di turno. E mediante l’uso di termini in gergo utilizzati per quantificare la dose, Promo, Jeep/Jeeppetta, Pandino, ordinava la dose per poi concordare il luogo di incontro. Una volta giunti sul posto avveniva lo scambio. L’attività d’indagine ha consentito contestualmente di far emergere come uno degli indagati, spacciatore al soldo del capogruppo, sfruttando la rete di vendita aveva avviato un’attività di spaccio in proprio. Con l’ausilio di un suo parente il quale era il custode dello stupefacente ‘parallelo’.