Roma – Ad appena ventiquatt’ore dal centenario di Montecitorio va in scena il ‘commissariamento’ del Parlamento da parte del Governo.
Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Luigi Di Maio planano alla Camera per mettere in sicurezza l’esecutivo dopo la scivolata della maggioranza sul disegno di legge Anticorruzione.
La fumata è bianca
I tre si riuniscono in conclave nella sala del Governo per ritrovare l’intesa politica, vale a dire superare l’esito del voto segreto e lavare l’onta del via libera alla norma sul peculato.
Nel giorno della bocciatura della manovra da parte dell’Ue, il gotha dell’esecutivo opta per la priorità assoluta dell’Anticorruzione, un testo che non essendo un decreto non ha di per sé una scadenza per essere approvato.
Si lavorerà se necessario tutti i sabati e le domeniche – anche a scapito degli altri provvedimenti – da qui a dicembre, quando Di Maio ha imposto che arrivi il via libera definitivo dai due rami del Parlamento.
Non solo. L’ok dovrà riguardare il testo privo della norma incriminata su cui la maggioranza si è spaccata, ma ormai approvata dai deputati, ben vista dalla Lega e “inaccettabile” per il M5S. Il Governo di fatto decide di cancellare con un tratto di penna il voto segreto sul peculato, liberamente espresso dai parlamentari nell’esercizio del loro mandato.
Un incrocio pericoloso tra potere esecutivo e legislativo
Le opposizioni gridano al “commissariamento” del Parlamento. “Deputati siete liberi: qui il Governo vuole cancellare l’esito di un voto liberamente espresso dal Parlamento“, tuona dai banchi del Pd il capogruppo Graziano Delrio.
Anomala anche la decisione di mandare gambe all’aria l’ordine dei lavori della Camera
Per protesta, Partito democratico e Liberi e Uguali abbandonano i lavori della capigruppo, impedendo di fatto di votare il cambio di programma per cui occorrono i tre quarti dei voti.
I primi provvedimenti a essere ‘colpiti’ saranno il decreto Sicurezza e la legge di bilancio
Rischia infatti di venire convocata giovedì l’aula sul ddl Anticorruzione, giornata in cui non erano previsti voti proprio per dare la possibilità di terminare l’esame del decreto sicurezza in commissione.
Da ordine dei lavori, il decreto sarebbe dovuto arrivare venerdì in aula con voto di fiducia previsto per 24 ore dopo (cioè sabato) oppure, in accordo con l’opposizione, lunedì. Invece, tutto cancellato.
Rischia anche di slittare la commissione Bilancio dove è in esame la manovra
Il ‘pacchetto sicurezza’ slitterà probabilmente a sabato e, per rispettare la scadenza del 3 dicembre, il decreto potrà arrivare in aula anche senza mandato al relatore.
I commissari hanno deciso di iniziare a votare venerdì, ma con molta probabilità andranno alla settimana successiva sia perché il governo non è pronto con i pareri su tutti gli emendamenti sia perché è probabile salti per dare precedenza al decreto Salvini e al ddl Bonafede.