MILANO (Lorenzo Allegrini – LaPresse) – Manovra, Moscovici apre le porte a Roma: “Cerchiamo accordo”. La porta di Bruxelles è sempre aperta se Roma busserà alla ricerca di un accordo sulla manovra. “Dobbiamo cercare con tutta la nostra forza soluzioni condivise alla questione del bilancio italiano. La mia porta rimane aperta e la mano resta tesa”, dichiara il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici. Dopo che il governo italiano ha dato il segnale di essere disposto a cambiare la i saldi di bilancio per il 2019. In una conferenza stampa a Parigi, Moscovici sottolinea ancora che le sanzioni all’Italia sarebbero un fallimento per tutti. “Ho sempre preferito incitare che sanzionare”, spiega il commissario Ue.
Tuttavia l’alto funzionario europeo non nega che, al momento attuale, quella dall’apertura di una una procedura di infrazione resta l’unica strada possibile se il governo italiano non ridurrà il deficit previsto. Moscovici ammette, infatti, che il bilancio italiano è tra le “incertezze” che gravano sulla crescita europea, insieme con le tensioni commerciali dovute ai dazi e la trattativa sulla Brexit.
Manovra, il 23 ottobre la Commissione Ue ha respinto il bilancio italiano
Il 23 ottobre scorso la Commissione Ue ha respinto il progetto di bilancio italiano per il 2019, che prevede ufficialmente un deficit del 2,4% del Pil. Bruxelles giudica le aspettative di crescita italiane, su cui è calcolato il disavanzo, irrealistiche, e ritiene che il deficit raggiungerà il 2,9%. Si tratta di un livello molto lontano dagli impegni del precedente governo, che aveva fissato il deficit allo 0,8% per il prossimo anno. Per questo l’esecutivo europeo ha parlato nelle scorse settimane di “deviazione significativa” bocciando di fatto la manovra come non conforme alle regole del Patto di stabilità e crescita.
Moscovici ribadisce ancora oggi, dalla capitale francese, che “la Commissione è aperta al dialogo, perché è in un quadro comune che dobbiamo trovare una soluzione. E questo quadro comune è la zona euro”, che è fatta anche di “regole” che “non sono né rigide né stupide”, ma “flessibili”. M5S e Lega hanno aperto a una riduzione del disavanzo, ma mantenendo le misure simbolo della campagna elettorale, come il reddito di cittadinanza e ‘quota 100’ sulle pensioni. Le posizioni sono tuttavia molto distanti, considerando che un decimale di deficit vale circa 1,7 miliardi di euro.