ROMA – L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti ha ufficializzato il ritiro della sua candidatura dal congresso nazionale creando scompiglio all’interno del Pd. Il fronte renziano, ancora una volta, si è rivelato spina nel fianco del partito: la scissione è sempre più vicina.
Il ritiro
Alla base del passo indietro c’è il mancato impegno dell’ex premier Matteo Renzi e dei suoi nel sostenere la candidatura dell’ex ministro. Ma Minniti preferisce spiegarla così: “Resto convinto che il congresso ci debba consegnare una leadership forte e legittimata dalle primarie. Ho constatato che tutto questo con così tanti candidati potrebbe non accadere. Il mio è un gesto d’amore verso il partito”. Difficile da credersi.
Scissione vicina
Che Renzi sia deciso a creare un suo partito è chiaro da tempo, non c’è da meravigliarsi se i dem temono altre scissioni dopo quella che portò alla nascita di Leu.
L’hastag #iostonelPd
A lanciarlo è Matteo Ricci, che aveva promosso l’appello dei sindaci a Marco Minniti per la sua candidatura al congresso del Pd. “I sindaci vogliono un partito unito – scrive – aperto e riformista. No a nuovi partiti e a scissioni. 550 primi cittadini avevano chiesto l’impegno di Minniti per questo. I sindaci sono l’energia locale del Pd e vogliono unità”.
Sondaggi
Al di là dell’impegno dei sindaci e del passo indietro, stando ai sondaggi Minniti non avrebbe vinto le primarie. Il candidato Nicola Zingaretti è il favorito con il 42%, Minniti risulta secondo con il 26%, ma in calo di due punti rispetto alla settimana scorsa, in terza posizione il duo Martina-Richetti che guadagna tre punti e sale al 22%. Seguono Damiano con il 4%, Boccia con il 3%, Saladino con il 2%, Dario Corallo è all’1%. Nelle prossime ore si capirà se a correre per i renziani sarà Lorenzo Guerini.