Milano (LaPresse) – Avrebbe garantito un maxi finanziamento integrativo a una ditta vicina alla ‘ndrangheta in cambio del rallentamento di un’opera che poteva dar prestigio a un avversario politico. É l’accusa mossa dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro al presidente della Regione Calabria, Gerardo Mario Oliverio, nell’ambito della maxi-inchiesta sugli appalti pubblici ‘Lande desolate’. Sono 16 le persone coinvolte tra dirigenti, dipendenti pubblici e politici. I reati contestati, a vario titolo, sono corruzione, falso in atto pubblico, abuso d’ufficio e frode in pubbliche forniture. Le porte del carcere si sono aperte per l’imprenditore romano Giorgio Ottavio Barbieri, già arrestato come braccio economico del clan Muto di Cetraro.
Il governatore Oliverio, indagato per abuso d’ufficio, per decisione del giudice Pietro Caré non può lasciare il comune di residenza. Con una nota annuncia lo sciopero della fame e replica ai magistrati: “Accuse infamanti”. “La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale – scrive – sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia”. Ma il procuratore capo Nicola Gratteri non arretra di un passo. Anzi precisa: “Avevamo chiesto i domiciliari, ma il gip ha dato l’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore”.
Immediatamente il Movimento 5 Stelle ha chiesto le dimissioni del governatore
Difeso dal Partito democratico da una parte, che chiede di “non strumentalizzare politicamente l’inchiesta” in cui è coinvolto l’esponente del centrosinistra, i deputati del Movimento 5 Stelle dall’altra pretendono le dimissioni: “Oliverio deve dimettersi, e nella nostra regione si deve andare al voto il prima possibile”. La serranda delle investigazioni è tutt’altro che abbassata: “Le indagini non sono chiuse. Dobbiamo approfondire e specificare meglio alcuni aspetti dell’intera vicenda. Andrà sicuramente avanti”, assicura Gratteri.
Per l’antimafia le grandi opere del Cosentino sarebbero state trasformate in un mezzo per ottenere fondi, favori e benefici. L’indagine, condotta dalla guardia di finanza, fa luce sulle violazioni e irregolarità nella gestione e nella conduzione degli appalti per l’ammodernamento dell’aviosuperficie di Scalea, degli impianti sciistici di Lorica e nella successiva fase di erogazione di finanziamenti pubblici. Le fiamme gialle sottolineano il “completo asservimento dei pubblici ufficiali alle esigenze dell’imprenditore romano”, a cui è contestata l’aggravante mafiosa. Un “diffuso sistema illecito” non solo antagonista allo Stato, ma anche contro allo sviluppo e alla crescita del territorio.
Ester Castano