CASERTA – “La crisi del 2018 trae origine non dall’economia reale, ma da quella finanziaria, e ha molte caratteristiche che non siamo stati in grado di affrontare perché abbiamo investito, e stiamo investendo in questi giorni, tutte le nostre energie per rispettare i patti con l’Europa”. Lo ha detto il ministro per gli Affari Europei, Paolo Savona, ieri pomeriggio nella sede di Confindustria Caserta per la prima delle “Beneduce Lectures”, il ciclo di lectiones magistrales dedicate ad Alberto Beneduce, uno dei più importanti economisti della storia d’Italia, casertano di via Maielli. In apertura dei lavori, il presidente di Confindustria Caserta Luigi Traettino ha esortato a “rimettere al centro gli investimenti e non esclusivamente la spesa sociale”, criticando i tempi lunghi della burocrazia. Nel suoi saluti, il sindaco del capoluogo Carlo Marino ha chiesto quale contributo può dare il territorio casertano al Paese: “A volte ci basta la normalità di concorrere insieme agli altri, con le nostre condizioni sociali ed economiche”.
Fra il pubblico il prefetto Raffaele Ruberto, i comandanti provinciali di carabinieri Alberto Maestri e guardia di finanza Andrea Mercatili, l’ex sindaco Pio Del Gaudio, i consiglieri comunali Riccardo Ventre (già presidente della Provincia) e Pasquale Antonucci,
Savona ha iniziato ricordando la battaglia intrapresa nel 1926 da Benito Mussolini per mantenere il tasso di cambio (“quota 90”) nei confronti della sterlina. Fu affrontato il rischio del blocco di una valuta, “problematica attuale”, e nel 1929, con l’Italia già stremata dalla battaglia per la lira, scoppia la crisi mondiale, “quindi il parallelismo con il 2018 viene ristabilito”. Beneduce fu chiamato a sistemare le crisi industriali e bancarie e “creò una cintura di sicurezza socio economica contro il rischio e a favore dello sviluppo”.
Savona ha poi ripercorso le tappe dell’azione dell’economista casertano, dalla creazione dell’Imi alla legge bancaria del 1936, con il controllo pubblico delle banche d’interesse nazionale. Parlando della crescita industriale, sorretta dal credito e dalla finanza e con la mobilitazione dei risparmi, il ministro ha notato: “Gli italiani, come dico, inutilmente, anche a livello europeo, hanno un volume di risparmio tale che il debito pubblico lo considerano la loro ricchezza. Il problema è che se li spaventi si allontanano dal debito pubblico perché non hanno più fiducia in esso, ma siamo noi che dobbiamo creare questa fiducia, a cominciare dal governatore della Banca europea per continuare con il governatore della Banca d’Italia”.
Ormai, ha aggiunto Savona, con la democrazia di massa si è determinato il trasferimento sulla collettività dei rischi di impresa e questo ha raddoppiato il peso del bilancio pubblico sul prodotto interno lordo, “una marcia che appare inarrestabile”. E le speranze risposte nei vincoli europei dai gruppo che li volle, sono andate deluse. “Non abbiamo un partito che dice: “Basta con l’assistenza pubblica, curiamo solo investimenti e sviluppo”. Compito del partito vincente è quindi trovare le persone adatte per costruire una bilancio pubblico da sottoporre agli elettori garantendo l’eticità della gestone. Sono utopie, ma nel 19esimo secolo anche libertà e democrazia erano utopie, eppure si sono realizzate. Anche in Italia – ha concluso il ministro – qualcosa di buono accadrà per merito del popolo”.