ROMA – La manovra economica è in dirittura d’arrivo. Alla Camera dei deputati è il D-day per l’approvazione del testo contestato dalle opposizioni. L’attesa è per le 17 del pomeriggio, momento in cui in aula verrà presentata la dichiarazione di voto. Ma soltanto domattina ci sarà il via libera al documento redatto dal governo giallo-verde.
Un momento delicato, soprattutto considerando la bagarre avvenuta ieri in aula. Dopo aver evitato la procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, l’esecutivo pentastellato si trova a dover affrontare le opposizioni. Un momento che vede allineati Pd, Fdi e Fi: i tre partiti lamentano il mancato esame degli emendamenti. Soprattutto considerando che l’emendamento ‘correttivo’, precedente l’intesa con l’Unione Europea, ha cambiato sostanzialmente il quadro.
Le pensioni ‘scavalcano’ il Reddito di cittadinanza: solo 17 miliardi dopo l’emendamento
Tra le modifiche applicate dopo la bocciatura della Commissione Europea anche quelli a pensioni e Reddito di cittadinanza. Mentre i due ‘cavalli di battaglia’ dei giallo-verdi partivano allineati quello della Lega ha sorpassato all’ultimo minuto. Per le pensioni anticipate la cifra è di 21 miliardi. Per reddito e pensioni di cittadinanza la spesa si fermerà invece a 17 miliardi. Risorse che si aggiungono a quelle previste per il Rei (Reddito d’inclusione). Riduzione per ‘Quota 100’ nel 2019, la spesa a regime aumenta soltanto nel 2024. Reddito e pensioni di cittadinanza viaggeranno, sempre dal 2024, su un budget di 6,1 miliardi l’anno, dopo il taglio di 1,9 miliardi per il 2019. A questa si aggiunge una seconda decurtazione di 958 milioni. Le speranze di Lega e pentastellati sembrano quindi attestarsi su un secondo mandato al governo, visti i tempi lunghi per la corretta entrata a regime degli interventi.
La sfida della finanza pubblica: l’impatto su contribuenti e risparmiatori
Difficile stabilire quale saranno gli effetti della manovra. Un’incertezza sia a breve che a lungo termine. Nel testo sono infatti previsti anche due interventi per la riduzione della spesa previdenziale. Si tratta della nuova perequazione all’inflazione e il taglio orizzontale sulla parte retributiva delle pensioni superiori ai 100mila euro l’anno lordi. In tal modo apportando un risparmio di 2,4 miliardi nei prossimi tre anni.