Milano – Circa 300 agenti della Forza nazionale di pubblica sicurezza sono stati inviati nello stato nord-orientale brasiliano del Cearà nel tentativo di arginare un’ondata di violenza contro edifici pubblici, commissariati di polizia, banche e mezzi i pubblici. Da individuare i capi della rivolta, che hanno incendiato le strade della capitale dello stato, Fortaleza. Secondo le prime indagini sarebbe stata organizzata dal carcere da capi delle bande criminali. La decisione di mandare nella regione i corpi d’elite delle forze armate l’ha presa dal presidente Jair Bolsonaro, dopo decine di attacchi incendiari.
Gli attacchi, riferisce la Bbc, sono una protesta contro nuove e piu’ severe misure nelle carceri locali, in gran parte controllate da bande criminali. Le autorità penitenziarie dello Stato hanno bloccato i segnali dei telefoni cellulari nelle prigioni. A Fortaleza è iniziata nelle carceri una guerra tra bande rivali. E’ questa la prima prova per le politiche sulla sicurezza del presidente di estrema destra, insediatosi all’inizio dell’anno, in un Paese che registra circa 60mila vittime del crimine organizzato ogni anno.
Proteste nel campo dell’Agricoltura contro il nuovo presidente
“Avete visto? Lo smantellamento è iniziato, il Funai non è più responsabile dell’identificazione, delimitazione e demarcazione delle terre indigene”, ha scritto su Twitter Sonia Guajajara, candidata nel ticket del Psol alla vice presidenza di Guilherme Boulos. Bolsonaro aveva intenzione di fondere i ministeri di Agricoltura e Ambiente, ma ha fatto marcia indietro per le forti proteste. Anche rappresentanti della lobby agricola si sono detti preoccupati, temendo sanzioni commerciali sui prodotti agricoli brasiliani da parte dei Paesi attenti alla tutela ambientale.
(LaPresse/AFP)