Milano – Inizio di settimana con segno meno per Piazza Affari che comunque riesce a limitare i danni in chiusura sulla scia dell’ottimismo manifestato da Trump circa l’esito delle trattative con la Cina (“Credo che alla fine troveremo un accordo”). Il Ftse Mib ha così chiuso cedendo lo 0,61% a quota 19.171 punti.
Dopo il saldo decisamente positivo di settimana scorsa, oggi l’indice guida di Piazza Affari è stato spinto al ribasso nella prima parte di seduta complici i deboli riscontri arrivati dalla bilancia commerciale cinese. In particolare la importazioni sono calate del 7,6% (ribasso più sostenuto dal luglio del 2016) a conferma della fase di debolezza della domanda da parte del gigante asiatico. Notizie poco confortanti anche dall’Europa. La produzione industriale nell’area euro è diminuita dell’1,7% su base mensile e del 3,3% a livello annuale, decisamente peggio delle attese.
A livello settoriale arrancano le banche con Bper giù del 3,85%, Banco Bpm del 2,39%. Relativamente alle banche oggi l’umore è condizionato da quanto comunicato venerdì sera da Mps con la vigilanza della Bce tornata a premere sul fronte Npl. Nel dettaglio la Bce raccomanda di implementare, nei prossimi anni (fino alla fine del 2026) un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018. Secondo una logica complementare alle indicazioni fornite nell’Addendum alle Linee guida della Bce per le banche sui crediti deteriorati (Npl) generati a partire da aprile 2018. Il rischio è quindi di un’interpretazione in generale più restrittiva della Bce sui nuovi crediti deteriorati.
Milano limita i danni in chiusura
Tra i peggiori anche Moncler (-2,66%) che si è uniformata al sentiment negativo sul settore del lusso complici i timori di un rallentamento della domanda cinese. In affanno anche i titoli oil con Saipem giù dell’1,69%. Eni contiene i cali a -0,35% dopo aver annunciato nuovi accordi esplorativi con il rafforzamento in Emirati Arabi, Bahrain e Oman.
Tra i segni più c’è invece Tim (+0,20%) che ha accolto bene la decisione del cda di fissare per il 29 marzo l’assemblea per l’esame del bilancio 2018 e le richieste del socio Vivendi. Ossia la revoca di 5 consiglieri nominati nella lista del fondo attivista Elliott (Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti de Ponti).
Terna segna il nuovo massimo storico chiudendo la seduta a 5,31 euro per azione (+0,23%). Il titolo ha registrato una performance odierna positiva e in controtendenza al mercato italiano sulla scia del report di Intermonte. Che ha incrementato il target price di Terna di 20 centesimi per azione. La quotazione in borsa è avvenuta il 23 giugno 2004, al prezzo di collocamento di 1,70 per azione.
(AWE/Finanza.com)