WASHINGTON – Si inaspriscono i toni dello scontro tra il presidente degli stati Uniti Donald Trump e la speaker della Casa Bianca Nancy Pelosi.
Nonostante il voto previsto al Senato per la cessazione dello shutdown del governo la tensione rimane alta. Trump ha risposto alla lettera della portavoce in cui chiedeva di rimandare il discorso sullo Stato dell’Unione.
Il bilancio dell’anno appena trascorso sarebbe così dovuto slittare al 29 gennaio a camere riunite. Per la leader democratica non sarebbe stato possibile garantire un’adeguata sicurezza a causa della chiusura parziale degli uffici governativi federali. Replica a denti stretti del presidente, che capitola e annuncia sui social: “Farò il discorso quando lo shutdown sarà finito”.
Lo scontro ‘epistolare’ tra il presidente e la speaker della Casa Bianca, Pelosi: “Non autorizzerò il discorso”
La posizione del portavoce della camera Nancy Pelosi è stata fin da subito irremovibile. Il sarcasmo di Trump, poi, non ha certo aiutato la causa. In una lettera il presidente ha risposto affermando di voler ‘onorare l’invito’ già rivoltogli a inizio gennaio. Affermazione che non è andata giù alla leader democratica. La replica secca del portavoce non si è fatta attendere, ribadendo che in nessun caso avrebbe autorizzato il discorso sullo Stato dell’Unione. Fino a che lo shutdown non sarà finito non sarà possibile, secondo Pelosi, garantire la sicurezza all’interno nell’edificio della Camera di Congresso.
Trump ironizza ma poi capitola: “Farò il discorso alla fine dello shutdown. Sarà un ‘grande’ Stato dell’Unione”
Dopo uno scambio epistolare aggressivo tra Trump e Pelosi il presidente è tornato sul suo campo preferito, cioè quello dei social. “Mentre era in corso lo shutdown Nany Pelosi mi chiese di fare il discorso sullo Stato dell’Unione – ha dichiarato in un post – Ero d’accordo. Poi ha cambiato idea e ha scelto di spostarlo. Questa è la sua prerogativa. Farò il discorso sullo Stato dell’Unione quando lo shutdown sarà terminato”.
Le alternative ci sarebbero ma Trump non ha intenzione di rinunciare al prestigio della storica dimora. “Sedi alternative non ce ne sono perché nessuna può competere con la storia, la tradizione e l’importanza della Camera di Congresso. Guardo avanti verso quello che sarà un ‘grande’ discorso sullo Stato dell’Unione” ha dichiarato.