La caccia dell’Antimafia ai nuovi volti del clan. La Dda vuole a processo Nobis

Il figlio di 'Scintilla' per gli inquirenti avrebbe partecipato al clan dei Casalesi

Foto Richard Morgano/LaPresse 15 novembre 2018 Brescia, Italia Cronaca'Ndrangheta, confiscati beni per oltre 5 milioni a imprenditore mantovano Nella foto: Conferenza stampa Procura Generale

CASAPESENNA – Il figlio di Scintilla rischia il processo. Il pm Maurizio Giordano ha chiesto il rinvio a giudizio per Mario Nobis. Il 38enne, assistito dall’avvocato Paolo Caterino, è accusato di associazione mafiosa.

Durante i periodi di detenzione del padre, Salvatore Nobis, avrebbe svolto il ruolo di tramite tra il genitore e altri affiliati del clan dei Casalesi. Secondo la Dda l’imputato ha raccolto anche i proventi estorsivi destinati al mantenimento delle famiglie camorristiche legate a Michele Zagaria.

Nicola Inquieto, stando alla tesi dell’Antimafia, non sarebbe stato l’unico delegato del clan in Romania per investire i soldi sporchi. In Transilvania avrebbe operato pure il 38enne di Casapesenna. La Dda sostiene che negli anni scorsi si è attivato per la costituzione in territorio rumeno di alcune iniziative imprenditoriali proprio con Inquieto: l’obietto era trarre sostentamento “per sè e per i propri familiari, grazie alle risorse che gli venivano messe a disposizione a nome di Zagaria”.

Mario Nobis

Un impegno trasversale, per gli inquirenti, quello di Mario Nobis nel clan: dal fare imprese al fornire informazioni “ai familiari detenuti sui rapporti intrattenuti con altri esponenti del clan, sulla gestione delle risorse a disposizione e sulle provviste ricevute”. Avrebbe contribuito all’associazione mafiosa anche effettuando “una serie di cambi assegni” con altri sodali della cosca, “tra cui Carlo Fontana ‘Statuto’ e i fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, detti i ‘marmolari’”. Con loro avrebbe gestito, inoltre, l’affare delle slot machines.

A rischiare il processo per camorra c’è pure Giuseppe Inquieto, fratello di Nicola, assistito dall’avvocato Ferdinando Trasacco: secondo la Dda avrebbe curato alcuni interessi economici di Michele Zagaria “al fine di favorirne l’insinuazione nel tessuto economico/imprenditoriale” del territorio.

Con l’accusa di reimpiego di beni o altre utilità di provenienza illecita è stato chiesto il rinvio a giudizio pure per Giovanni Nobis, fratello di Salvatore, e la moglie, Rita Fontana: i due, assistiti dagli avvocati Angelo Raucci, Ferdinando Letizia, Caterino e Stefano Martone, avrebbero investito i soldi derivanti dalla partecipazione di Salvatore Nobis al clan, nel caseificio Santa Rita.

La coppia in concorso con Scintilla (anche per il boss c’è richiesta di rinvio a giudizio) è accusata pure di intestazione fittizia di beni aggravata dalla finalità mafiosa.

L’inchiesta che ha coinvolto i cinque nel marzo del 2018 determinò il sequestro del caseificio. Recentemente la Cassazione ha annullato quel provvedimento rinviandolo alla valutazione di un’altra sezione del tribunale della Libertà. Secondo gli Ermellini il tribunale “non è stato in grado di chiarire in alcun modo come e perché l’intestazione fittizia di quote della società formalmente riferibili per l’intero a Giovanni Nobis ed a Rita Fontana fosse di per sé in grado di agevolare la attività ovvero il prestigio del sodalizio criminoso di cui era parte Salvatore Nobis”.

L’udienza preliminare per i cinque si celebrerà a metà febbraio. Sarà il giudice Fabrizio Finamore a decidere se rinviarli o meno a giudizio.
La stessa indagine, realizzata dalla Dia, lo scorso aprile portò all’arresto di Nicola Inquieto, fratello di Giuseppe. Il costruttore per la procura distrettuale ha fatto fortuna in Romania grazie al sostegno economico di Zagaria. L’imprenditore, attualmente detenuto a Secondigliano, assistito dai legali Nicola Marino e Giuseppe Stellato, sta affrontando il processo con rito ordinario dinanzi al tribunale di Napoli Nord.

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