MILANO – Per le donne non è più difficile fare le registe: “Ce ne sono molte, e brave. Difficile è che venga riconosciuto il loro talento”. Così, alla vigilia di un’edizione degli Academy Awards che ha suscitato polemiche per l’assenza di talenti femminili in una delle categorie più prestigiose, si esprime su ‘Vanity Fair’ (nell’annuale ‘Hollywood Issue’ in edicola da domani, mercoledì 20 febbraio) Lina Wertmüller, 90 anni, prima regista donna nella storia a essere candidata all’Oscar, nel 1977, per ‘Pasqualino Settebellezze’. Da allora, solo altre quattro l’hanno eguagliata (l’ultima, Greta Gerwig, lo scorso anno per Lady Bird) e solo una di loro è riuscita a vincere la statuetta: Kathryn Bigelow, nel 2010, per ‘The Hurt Locker’.
“Ero emozionata”, ricorda di quella storica edizione, “ma, come sempre, non la presi troppo sul serio. Feci la birichina: al posto che mi era stato assegnato feci sedere Lalla Kezich, moglie del critico Tullio. Quando Jeanne Moreau pronunciò il mio nome tra i candidati, inquadrarono lei” (la statuetta andò a John G. Avildsen per Rocky). Quella prima volta la ritiene “una svolta, sì, ma fino a un certo punto”. Un Oscar alla carriera “mi piacerebbe, certo, anche se non mi è mai importato molto dei premi”. E quando le dicono che è un genio “dicono una fregnaccia; non penso di esserlo”. Sono altre, secondo lei, le registe che non hanno avuto il meritato riconoscimento: “Leni Riefenstahl, sicuramente. E Nora Ephron”.
(LaPresse)