ROMA – “Vorrei che questa pagina tornasse bianca“, per riscrivere il contratto di governo. Dopo la Tav, Lega e Movimento 5 Stelle tornano a spaccarsi, questa volta sull’autonomia differenziata di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Luigi Di Maio, replicando alle parole di Matteo Salvini di ieri, prova a riconquistare il terreno perduto nei confronti del Carroccio compiendo una brusca retromarcia sul regionalismo. Peccato che il tema delle autonomie sia scritto nero su bianco nel contratto di governo.
Di Maio contro l’autonomia regionale, ma è nel contratto di governo
“Non spacco l’Italia in due“, così Luigi Di Maio ha replicato all’ultimatum lanciato ieri da Salvini. In crisi di consensi, in piena faida interna, il capo politico del Movimento sembra essere all’ultima spiaggia e prova a riconquistare terreno sollevando lo scontro sulle autonomie regionali. Il vicepremier pentastellato è pronto a dare l’ok a quelle Regioni che chiedono di poter gestire alcuni servizi, ma si è accorto che, così come era impostata, la richiesta di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna rischiava di far perdere altri voti ai 5 Stelle, soprattutto al Sud. E così Di Maio avverte che l’iter non sarà breve e non sarà semplice. Ci dovrà essere prima una pre-intesa da approvare in Consiglio dei Ministri, poi il premier Conte inizierà la trattativa con i presidenti delle Regioni che hanno richiesto l’autonomia. Successivamente si andrà in Parlamento.
Salvini: ora basta, si vada avanti
Non proprio la stessa idea di Salvini, che potrebbe forzare la mano. “Ora basta, è arrivato il momento di accelerare e chiudere il dossier”, l’ultimatum del leader leghista è di quelli da non sottovalutare. La richiesta di autonomia, soprattutto in Veneto e Lombardia, è fondamentale per la Lega. Ritardare o cambiare le carte in tavola costerebbe caro in termini di consenso. E così l’aut aut del segretario del Carroccio: “Ho dato la mia parola, il governo non cade. Ma il Movimento 5 Stelle continui a lavorare“. Parole pesanti minano ancora una volta la tenuta del governo.